Roma Capoccia

Sostenibilità e bellezza. Come Roma vuole vincere l'Expo 2030

Gianluca De Rosa

Dal 17 al 21 aprile la visita ispettiva del Bie in città. La sfida con Busan e Riad entra nel vivo. Si teme Riad. A novembre la decisione del bureau di Parigi. 

"Il nostro sarebbe un evento aperto al contributo di tutti i paesi non l’autocelebrazione di una nostra visione, la genuflessione a una nostra autonarrazione”. Matteo Gatto, architetto e direttore tecnico per la candidatura di Roma all’Expo 2030, sembra avercela con Bin Salman e la sua Vision 2030, il grande piano di modernizzazione del paese, il rinascimento arabo direbbe qualcuno, che il principe saudita sogna di coronare con l’esposizione universale del 2030. Niente di personale dunque nelle parole di Gatto. Riad, insieme a Busan in Corea del Sud e Odessa in Ucraina, è una delle candidate che si gioca con Roma l’evento. La competizione è entrata nel vivo. Negli scorsi giorni quattro membri del Bie (Bureau international des Expositions) hanno visitato Riad e incontrato Bin Salman. Lo stesso accadrà a Pasqua in Corea del Sud e dal 17 al 21 aprile la visita ispettiva toccherà anche a Roma. Non si sa ancora chi saranno i quattro “giudici”, né in rappresentanza di quali paesi. Di certo, lo prevedono le regole del Bie, saranno diversi da quelli inviati a Ryad e Busan. Arriveranno a Roma insieme al segretario generale del Bie,Dimitri Kerkentzes, per visitare l’area candidata, Tor Vergata e approfondire il dossier di presentazione della candidatura. Previsti incontri con il sindaco Roberto Gualtieri, con la premier Giorgia Meloni e con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In agenda anche dei momenti di approfondimento tecnico con assessori e ministri e, soprattutto, eventi di gala. Insomma, massimo sforzo. D’altronde si tratta del penultimo e fondamentale passaggio (l’ultimo sarà l’assemblea generale a giungo a Parigi) prima della decisione dell’assemblea del Bureau a novembre. La capitale spera di farcela, con la promessa di un ruolo da coprotagonista, in caso di successo, a Odessa, la città ucraina oggi martoriata dalla guerra di Putin.


Intanto pochi giorni fa Roma ha incassato l’endorsment dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea Josep Borrell che ha fatto sapere di aver annunciato che tutte le sedi di rappresentanzai dell’Ue nel mondo sosterranno la candidatura di Roma come unica candidata europea all’Expo 2030.  Per sbaragliare le avversarie si punta su tre cose. La prima, è la più scontata: la storia millenaria della capitale, la sua bellezza. “Abbiamo avversari che su questo non possono vantare un’unghia del nostro valore”, dice Gatto. La seconda riguarda più nel dettaglio il dossier. Quello capitolino è stato pensato all’insegna del dopo Expo, una caratteristica che le altre candidature non possono vantare. “Come prima cosa – spiega Gatto – si riqualificherà e si collegherà grazie a investimenti infrastrutturali una zona della città, quella di Tor Vergata, che ha molte potenzialità inespresse. C’è l’università, un policlinico, il Cnr  e però rimane un grande vuoto, ci sono poche case, mentre nei quartieri limitrofi, da Tor Bella Monaca alla Romanina, ci sono le densità abitative più alte di Roma. Il sito espositivo diventerà invece un polmone verde e di servizi per tutti questi quartieri con un pezzo di metropolitana che ci arriverà dentro con due fermate, una nella zona Nord e una alle Vele”. Eccolo, l’altro punto forte è la grande incompiuta di Calatrava. Sarà riqualificata. Una, chiusa, diventerà un palazzetto dello sport, l’altra ospiterà un’arena all’aperto. Il master plan prevede poi che nell’area dell’Expo più vicina alla città sorgeranno le sale per le conferenze “Queste – spiega Gatto – saranno poi convertite in aule universitarie, laboratori, ma anche servizi pubblici come asili e biblioteche”. Nella stessa area sorgerà anche il villaggio per i partecipanti all’Expo dei vari paesi (e relativi staff). “Al termine invece ospiterà studenti, professori e ricercatori”, sottolinea Gatt. Mentre  il parco solare che alimenterà l’evento, il più grande al mondo (in città ndr), con pannelli solari che faranno anche ombra ai padiglioni, rimarrà a disposizione per garantire elettricità all’università e ai quartieri limitrofi. 

Accanto alla sostenibilità, l’altro tasto sui cui spinge forte il comitato promotore è un dato oggettivo: l’alto numero di turisti nella capitale.Siginifica strutture recettive e infrastrutture già pronte. Oltre visite garantite all’evento.