Roma capoccia
Girano un film e sequestrano (gratis) Roma
Da Fast and Furious 10 a Nanni Moretti. La capitale è un set perenne. Nel 2021 sono state 1.863 le autorizzazioni, guadagno per la città? Un milione di euro in totale. Qualcosa non va
Ore 15.30, via Nazionale, centro di Roma. “Ma porca zozza, ma che stanno a fà ’sti rincojoniti?”. La domanda dell’automobilista interdetto precede la sclacsonata furibonda. “Signore si dia una calmata”, intima la vigilessa. Divisa di ordinanza e non ordinario sorriso a 32 denti. Ma che succede? “È bene che i romani si mettano l’anima in pace”, spiega serafica. “Per una ventina di giorni ci sarà un po’ di caos qui a Roma, girano ‘Fast and Furious 10’ con Vin Diesel, un film di una certa rilevanza”. Vuoi mettere con il Colosseo?
In centro storico da una settimana residenti e lavoratori sono sull’orlo di una crisi di nervi. Dal 6 al 22 maggio i camion, le troupe, i fonici, e gli assistenti di una mega produzione cinematografica gireranno per il centro. Via dei Fori imperiali, via Cavour, via del Colosseo, piazza di Spagna, via di Propaganda, Lungotevere in Augusta, lungotevere Tor di Nona, via di Panico, via Caetani, piazza del Campidoglio, via Sistina, via Panisperna, via Garibaldi, Passeggiata del Gianicolo, via Ludovisi, via IV novembre e via Nazionale appunto. Tutto occupato. Una città in ostaggio. Le riprese impediscono a madri e padri di andare a prendere i propri figli a scuola, ma fanno la fortuna dei vigli urbani, che vengono assoldati e stipendiati direttamente dalla produzione.
Su via Nazionale il dispiegamento della polizia locale è da grandi eventi. Nel giro di 100 metri ci saranno almeno 20 poliziotti, tra agenti in moto e addetti al traffico. Dall’altro lato della strada un gruppo di una trentina di curiosi, smartphone in mano, cerca di riprendere le star. I vigili ruotano le mani mimando il gesto della cinepresa. “Fermi, fermi, stanno facendo un film”, provano a spiegare ai turisti che cercano di passare. Si gira la scena di una folle salita in moto di una scalinata. Ciak… azione! Terminata la arrampicata a tutto gas Jason Momoa, protagonista di Acquaman e oggi centauro del nuovo Fast & Furious, viene scortato direttamente da un vigile in motocicletta per tornare su via IV novembre da dove la scena è cominciata.
I vigili sono stati affittati. Nulla di illecito. Lo prevedono i regolamenti capitolini. Le produzioni pagano di tasca loro gli straordinari degli agenti, ma in compenso un esercito di pizzardoni finisce felicemente declassata a fare la vigilanza delle riprese.
Ma con la maxi produzione, in Italia curata da Wildside, va anche bene. Perché il film gira nella Capitale solo alcune delle sue scene. E dunque il Campidoglio non fa sconti: si paga l’occupazione di suolo pubblico e un bonus alla Sovrintendenza per le riprese eccezionali al Colosseo, ai Fori e in Campidoglio. Insomma dei soldi arrivano. Fino ad oggi la produzione ha sborsato circa 116 mila euro, 100 mila per l’occupazione di suolo pubblico e 16 mila per l’utilizzo dei beni culturali. Quasi altrettanti dovrebbero arrivare nelle prossime settimane.
Abbastanza per tenere sequestrato il centro storico per 15 giorni e reclutare mezzo corpo della Polizia Locale? “Assolutamente no”, dicono convinti i residenti.
Ma, va detto, c’è molto di peggio. Roma è un set perenne. Nel 2021 sono state 1.863 le richieste di autorizzazione a girare. Con conseguenti chiusure stradali, aree con divieto di sosta provvisiorio e quant’altro. Accorgimenti necessari per i set. Film italini, fiction, kolossal stranieri. E’ una ripresa continua. Ma qualcosa arriva anche nelle casse comunali? Praticamente niente. Nel 2021 un totale di 650 mila euro per l’occupazione di suolo pubblico e 575 mila alla Sovrintendenza per l’utilizzo di aree di pregio. Poco più di un milione per set quotidiani.
Ieri, ad esempio, il sindaco Roberto Gualtieri si è recato su via dei Fori imperiali per salutare Nanni Moretti che, con tanto di elefanti in sfilata, sta girando lì una parte del suo prossimo film “Il sol dell’Avvenire”. Ebbene la Fandango non sborsa un euro per le riprese in città (al netto dei 6.666 pagati alla Sovrintendenza). Perché? “Da molto tempo – spiega Yuri Trombetti, consigliere capitolino del Pd in Assemblea capitolina – vige questa idea che i film portano prestigio alla città, ma è esattamente il contrario”. Nel 2004, ai tempi della giunta Veltroni, fu varato un regolamento che esime dal pagamento dell’occupazione di suolo pubblico le produzioni che girano almeno l’80 per cento delle loro pellicole a Roma. Se invece le riprese sono realizzate nella Capitale per almeno il 50 per cento, il canone è dimezzato. Così si promuove la città nel mondo, spiega il regolamento. Ma davvero Roma, che è la storia dell’occidente, ne ha bisogno? Al punto da concedersi gratis a prezzo di saldo. Può essere la sua bellezza, la sua storia, un outlet?
“Roma non ha bisogno del cinema per essere riportata alla ribalta, con tutto il rispetto, mica siamo Foggia”, sbotta Trombetti che ha preparato un nuovo regolamento per chiedere che le produzioni paghino. “Mi pare il minimo”, dice. “Portano lavoro e va benissimo, ma credo sia giusto restituire qualcosa alla collettività. Poi, mi chiedo un’altra cosa: ma chi controlla che i film siano effettivamente girati per l’80 per cento a Roma?”. Se ne occupa l’Ufficio Autorizzazioni riprese cinematografiche e fotografiche. “Ottenere le determine per capire se c’è stato un pagamento o meno per girare è quasi impossibile, non sono pubblicate nell’Albo pretorio e anche per noi consiglieri è difficile”, dice Trombetti. Anche il rispetto degli obblighi imposti alle produzioni è complicato. “Non conto neanche più le volte che facendo sopralluoghi ho trovato più camion di quelli autorizzati: nella determina c’è scritto che ci sono tre mezzi e regolarmente ne trovi sei, ed è assurdo perché affittando la polizia municipale chi controlla dovrebbe proprio essere lì”, dice il consigliere dem. Per non parlare dei danni che lasciano. In teoria le produzioni dovrebbero accordarsi con Ama per la pulizia dopo le riprese. Non sempre accade. Ma ci sono episodi anche più surreali. “Tre anni fa – racconta ancora Trombetti – trovammo i segnali stradali letteralmente segati, davano fastidio per girare”.
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