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Odissea digitale

La corsa a ostacoli verso la nuova carta d’identità, neo sui sogni da Roma “europea”

Marianna Rizzini

Nell’autunno 2020 Raggi annunciò la migrazione dei dati dell’Anagrafe di Roma nel database nazionale. Da allora, disagi senza fine. E' cambiato il sindaco, è arrivato Roberto Gualtieri, ma i guai per i cittadini non sono ancora finiti

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Era la fine dell’autunno 2020, si era ancora in epoca Raggi e l’allora sindaca annunciava la “semplificazione e sburocratizzazione per agevolare il cittadino”, cioè la migrazione dei dati dell’Anagrafe di Roma nel database nazionale. Il tutto era stato salutato come “passaggio epocale”: un unico archivio nazionale, e la possibilità per il cittadino di richiedere i certificati anagrafici in qualsiasi Comune italiano, non solo in quello di residenza. C’erano state, sì, le lamentele dei dipendenti che si erano dovuti formare su un nuovo sistema, e c’erano stati, pochi mesi dopo, i disagi dovuti alla transizione, con tanto di tilt ripetuti e programmi in blocco quando si trattava di prenotare l’appuntamento per la carta d’identità e per il cambio di residenza.

 

Altri mesi e, nell’autunno 2021, poco prima delle elezioni, si segnalavano nuovi intoppi attorno ai servizi anagrafici di Roma, con programmi non funzionanti, blocchi e ritardi. Cambiato il sindaco, arrivato Roberto Gualtieri, i cittadini speravano nella fine dell’incubo. E se è vero che questi sono giorni in cui Gualtieri è giustamente occupato nella grande operazione termovalorizzatore, questi sono anche giorni in cui i cittadini continuano a combattere con l’anagrafe: appuntamenti a mesi e mesi di distanza per la Cie, file ai chioschi, cambi di residenza impervi, pazienza esaurita e non molta speranza di risolvere, nonostante il sindaco, circa un mese fa, si sia scusato personalmente per i disagi che i romani affrontano per la corsa al documento (a ostacoli), promettendo “di abbattere i tempi di prenotazione del canale ordinario” anche con nuovi open day: “Abbiamo già migliorato del 10 per cento, siamo passati dai 116 agli 80 giorni”. Fatto sta che molti, per aggirare l’ostacolo, ripiegano sul più semplice iter per l’ottenimento del passaporto, un tempo bestia nera per via dei tempi (ora rapidi).

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E insomma la Roma che vuole rilanciarsi come capitale europea e città dei “15 minuti”, con il quartiere come centro di tutto, si prepara alla prima estate post Covid con programmi agguerriti di eventi lungo il Tevere e con piani anti-invasione dei cinghiali, ma fa ancora i conti con la lentezza burocratico-digitale presso Municipi (oberati) e chioschi. “Stiamo cercando di lavorare per migliorare l’efficienza, evitando il fai da te delle file. In ogni caso non vogliamo fare un passo indietro ma un passo avanti in questo secondo canale”, aveva detto Gualtieri a inizio aprile.  E si spera maggio il passo lo veda davvero. 

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