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Roma Capoccia

Il ritorno di Enrico Michetti (su Facebook)

Andrea Venanzoni

Era evaporato come rugiada ma è tornato più bulimico che mai, mentre a Roma intanto scompare il centrodestra

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È mediaticamente evaporato come rugiada in una calda mattinata, ridotto a inquieto fantasma: parliamo di Enrico Michetti, il quale pur desideroso di mettere a disposizione della città eterna la propria competenza amministrativa come ebbe a rimarcare nello sgomento di chi lo aveva sostenuto, rassegnò poi dimissioni fulminee dallo scranno consiliare. In molti, un po’ incuriositi, un po’ preoccupati, un po’ persino infastiditi dall’inabissamento di chi pure avevano votato, si sono chiesti che fine avesse fatto il Mr Wolf tanto caro a Giorgia Meloni.

Ma ecco che, d’improvviso, la calma impaludata di Facebook viene increspata dal moto di un bulimico post dell’avvocato, il quale inforcato il tono tribunalizio si lancia, il 15 di febbraio, in un torrente di parole che davvero si fa fatica a seguire. E lo fa utilizzando la sua pagina pubblica, quella utilizzata per la campagna elettorale. E pensare che l’ultimo post di Michetti risaliva, nientemeno, che al 19 ottobre 2021, un laconico “le urne non ci hanno premiato” e giù altre quattro righette di circostanza; poi il nulla, una consegna monastica di silenzio e riflessione. Fino al 15 febbraio, appunto.

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“Il tramonto della democrazia”, forte la eco spengleriana votata però all’esistenzialismo democratico.
2445 parole, 16.574 caratteri, un profluvio di righe, concetti, recriminazioni, una sorta di “Ulisse” di Joyce, flusso di coscienza tonitruante che esordisce con la angolazione prospettica della tripla dose vaccinale per poi discendere nel gorgo sinuoso della concezione michettiana della vita, del valore democratico, e giù di critiche contro il decisionismo (in questo, assai poco spengleriano, ché Spengler ci titolò un libro “Anni della decisione”) unipersonale del potere governativo negli anni pandemici, una virata polemica sulla scienza e sullo scientismo, e così via. Se Proust si fosse candidato a Roma e avesse avuto dalla sua un palchetto radiofonico, il patriottismo liberale sovranista conservatore di Giorgia Meloni e la porchetta al posto della madeleine, forse invece di cimentarsi con la Recherche avrebbe vergato proprio “Il tramonto della democrazia”.

Non pago, Mr Wolf ha replicato il 19 febbraio. “La disinformazione è corruzione?”, e per rispondere a cotanto quesito l’avvocato ci propina un peana di 860 parole, 5592 caratteri, intriso di spiegazioni e reminiscenze degne di un romanzo di Roberto Bolano.

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E ancora il 23 febbraio, con una presa di posizione sull’Ucraina e sulla scarsa incisività della UE. “La guerra nell’Europa che forse non c’è”. Roba da Peter Pan contro Putin.

La prima domanda che punteggia la mente dell’attonito lettore non può che essere una, e una sola: perché? Perché interrompere un silenzio digitale, piuttosto commendevole e in apparenza destinato all’eternità, dopo la non altrettanto commendevole vicenda elettorale, per proporre un enigmatico e quasi esoterico flusso di coscienza che non sarebbe sfigurato negli esercizi magici di un Austin Osman Spare se questi fosse vissuto nella campagna di Mentana che già fu location dell’immortale “L’esorciccio”?

E se vogliamo invece parlare di abissi spettrali, invocazioni e gorgoglii demonici di una politichetta ormai priva di sostanza, vien da dire che bene ha fatto Michetti, sia scritto senza ironia, se non altro per spezzare l’aplomb nell’occultarsi del centrodestra capitolino, quel genere di stasi, di inerzia, che ha portato il frammentato e frammentario centrodestra di opposizione a scomparire dai radar.

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Non si capisce invero se sia gentlemen’s agreement, senso di responsabilità istituzionale, concordia nazionale giusto giusto localizzata nel perimetro romano, fatto è che, con pochissime eccezioni, ad esempio quella dell’attivo e propositivo consigliere Fabrizio Santori, il centrodestra romano tamquam non esset: è spettralmente inabissato nel gorgo della invisibilità, ma più che atmosfere da romanzo di Shirley Jackson o di Henry James, siamo nella ninna nanna di Trilussa depurata del fattore bellico.
Nella pennichella elevata a massimo sistema.

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