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Roma Capoccia

Generone e non solo: in città lo sport ufficiale ora è il padel

Gianluca Roselli

Un po' tennis e un po' squash, i romani al ritorno dalle vacanze non ne possono fare a meno. Genesi del successo del momento

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Tornare a incontrare gli amici? Andare al cinema? Rivedere i colleghi in presenza? Macché! La vera goduria per i romani al rientro dalle vacanze è tornare sui campi di padel. O paddle, che dir si voglia. Sport che, ormai si può dire, è il più praticato nella Capitale. Nel Lazio, per citare qualche numero, ci sono il 34 per cento di campi del totale nazionale (696 campi divisi su 260 strutture), e Roma guida la classifica (con 589 campi su 203 strutture). Oggi i tesserati Fip (Fed. It. Padel) a livello nazionale sono 65 mila, erano 12 mila nel 2020. Un incredibile e rapidissimo boom, per questo sport nato negli anni Sessanta in Messico, esploso in Spagna e poi giunto da noi. Si gioca con una sorta di racchettoni da spiaggia, con palline più morbide in un campo più piccolo e tassativamente in quattro. Ma la vera differenza col tennis lo fa l’uso delle pareti: la pallina rimbalza sui muri e torna in gioco, un po’ come nello squash, lo sport degli yuppies degli anni Ottanta. Si calcola che circa trecento mila romani lo pratichino con assiduità. “Il fenomeno è scoppiato intorno al 2016, ma il boom c’è stato negli è ultimi due anni, complice anche la pandemia: come sport individuale, si è sempre potuto giocare”, racconta Emanuele Tornaboni, presidente del Circolo Due Ponti.

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Tornare a incontrare gli amici? Andare al cinema? Rivedere i colleghi in presenza? Macché! La vera goduria per i romani al rientro dalle vacanze è tornare sui campi di padel. O paddle, che dir si voglia. Sport che, ormai si può dire, è il più praticato nella Capitale. Nel Lazio, per citare qualche numero, ci sono il 34 per cento di campi del totale nazionale (696 campi divisi su 260 strutture), e Roma guida la classifica (con 589 campi su 203 strutture). Oggi i tesserati Fip (Fed. It. Padel) a livello nazionale sono 65 mila, erano 12 mila nel 2020. Un incredibile e rapidissimo boom, per questo sport nato negli anni Sessanta in Messico, esploso in Spagna e poi giunto da noi. Si gioca con una sorta di racchettoni da spiaggia, con palline più morbide in un campo più piccolo e tassativamente in quattro. Ma la vera differenza col tennis lo fa l’uso delle pareti: la pallina rimbalza sui muri e torna in gioco, un po’ come nello squash, lo sport degli yuppies degli anni Ottanta. Si calcola che circa trecento mila romani lo pratichino con assiduità. “Il fenomeno è scoppiato intorno al 2016, ma il boom c’è stato negli è ultimi due anni, complice anche la pandemia: come sport individuale, si è sempre potuto giocare”, racconta Emanuele Tornaboni, presidente del Circolo Due Ponti.

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Il segreto del successo di questo sport, che probabilmente diventerà disciplina olimpica (in Italia è sotto Federtennis), è molteplice. “Innanzitutto, è facile da imparare. Se nel tennis bisogna prendere molte lezioni e si passano mesi a sudare senza vedere palla, il padel è più immediato anche per i principianti: si gioca e ci si diverte subito”, spiega Tornaboni. “Inoltre è uno sport aggregante: dovendo giocare in quattro, si conoscono persone e questo porta a una socialità di contorno: cene, aperitivi, eccetera. Nascono amicizie e anche amori”, continua il presidente del Due Ponti. Anche perché l’altra caratteristica è l’alta frequentazione femminile. “Un tempo gli uomini avevano la partita settimanale di calcetto o calciotto e le donne i corsi e le lezioni in palestra. Ora insieme giocano a padel. La fascia che pratica di più è quella tra i 40/50, ma si gioca a tutte le età”, osserva Luigi Argiolas, socio del Padel Club Villa Pamphili.

Dai puristi del tennis veniva guardato con snobismo, dall’alto in basso. “Il padel è lo sport del generone romano, quelli che vorrebbero giocare a tennis ma non sono capaci”, si diceva nei circoli più esclusivi, dove la terra rossa l’ha sempre fatta da padrone. Forse un po’ è ancora così, ma il successo talmente travolgente che anche nelle mecche del tennis sono spuntati campi da padel. Molti tennisti si sono addirittura convertiti. “Attenzione, però – avvertono gli esperti – è anche uno sport traumatico. Si fanno movimenti rapidi e torsioni che necessitano di preparazione atletica, altrimenti si fa la felicità dei fisioterapisti”.

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Ma perché, a livello nazionale, è esploso soprattutto a Roma? “Il clima mite aiuta. Poi qui forse si lavora con ritmi meno stressanti rispetto al nord, ci sono più liberi professionisti che possono gestire il lavoro con flessibilità, si dà molta importanza all’attività fisica e c’è di più, rispetto a Milano, la cultura del circolo sportivo”, racconta un amico assiduo praticante. La padel-mania continua. E la sfida col tennis pure.  
 

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