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roma capoccia - spina di borgo

Messe abolite

Matteo Matzuzzi

Tradizionalisti mandati nelle Grotte. Decisioni così servono solo a dividere la Chiesa

Un foglio A4 appeso sulla porta della sagrestia di San Pietro indica che dal 22 marzo sono soppresse le celebrazioni individuali in basilica e che quanti volessero dire messa secondo il rito straordinario lo potranno fare ma solo nelle Grotte vaticane. Preti romani e di passaggio sono invece caldamente invitati a concelebrare con lettori e coristi per “animare” la liturgia. Così dispone la Segreteria di stato (prima sezione) con un documento non protocollato né firmato. Tra i destinatari delle disposizioni non figura il nuovo arciprete, il cardinale Mauro Gambetti. Senza impelagarsi in riflessioni circa l’opportunità di sopprimere le messe (solo a scriverlo viene un brivido), la domanda banale e naturale è: era un provvedimento così necessario e impellente? Interrogativo che dovrebbe essere fatto proprio da tutti, al di là dei soliti e noiosi schieramenti – i tradizionalisti che gridano al golpe e i progressisti che esultano come se avessimo vinto i Mondiali di calcio. Detta altrimenti: con tutti i problemi che ci sono, scandali e scandaletti pressoché quotidiani, giova a qualcosa un provvedimento che non fa altro che marcare ulteriori divisioni intraecclesiali? Probabilmente, no.

 

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.