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Roma Capoccia

“Ora ci vuole il modello Draghi anche per il sindaco di Roma”. Parla Rebecchini

Gianluca De Rosa

Per il presidente di Acer, la situazione nazionale è una grande occasione, un modello da seguire anche nella Capitale. Perché, come ha scritto in una lettera al nuovo premier, "senza Roma il paese intero non riparte"

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“Anche a Roma serve un Drago”. La metafora non è particolarmente originale, ma il senso è chiarissimo. A Nicolò Rebecchini piace Mario Draghi. Di più. Secondo il presidente dell’Associazione romana dei costruttori (Acer) la situazione nazionale è una grande occasione, un modello da seguire anche nella Capitale. Rebecchini lo ha scritto direttamente al nuovo presidente del Consiglio in una missiva di rito inviata per congratularsi e in cui ha palesato i suoi timori: “Non possiamo rimanere inermi assistendo all’ennesimo sacrificio di Roma sul piano elettorale, per questo ci auguriamo che, sull’esempio del suo governo, anche qui si abbandonino le vecchie logiche di partito e si arrivi a una soluzione condivisa che porti a una pacificazione per il bene di tutti”. D’altronde ormai persino Salvini parla di comitato di liberazione nazionale e concordia obbligata.

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“Anche a Roma serve un Drago”. La metafora non è particolarmente originale, ma il senso è chiarissimo. A Nicolò Rebecchini piace Mario Draghi. Di più. Secondo il presidente dell’Associazione romana dei costruttori (Acer) la situazione nazionale è una grande occasione, un modello da seguire anche nella Capitale. Rebecchini lo ha scritto direttamente al nuovo presidente del Consiglio in una missiva di rito inviata per congratularsi e in cui ha palesato i suoi timori: “Non possiamo rimanere inermi assistendo all’ennesimo sacrificio di Roma sul piano elettorale, per questo ci auguriamo che, sull’esempio del suo governo, anche qui si abbandonino le vecchie logiche di partito e si arrivi a una soluzione condivisa che porti a una pacificazione per il bene di tutti”. D’altronde ormai persino Salvini parla di comitato di liberazione nazionale e concordia obbligata.

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E dunque Rebecchini si domanda giustamente perché su Roma non possa essere fatto altrettanto. “Qui – dice – non possiamo sperare nella saggezza del Capo dello Stato, possiamo però augurarci che i partiti si prendano le loro responsabilta e che chi oggi governa faccia su di loro una seria moral suasion”. È con questa speranza che il presidente dell’Acer ha scritto a Draghi concludendo dopo gli auspici all’unità anche nella Capitale così la sua lettera: “Senza Roma il paese intero non riparte. Le chiedo pertanto presidente di portare questo tema all’attenzione di tutte le istituzioni”. Per le elezioni amministrative il presidente di Acer dunque auspica “una larghissima convergenza politica e amministrativa, una squadra allargata e un grosso passo indietro delle forze politiche mettendo ad amministrare la città una persona davvero capace, un Drago appunto”. Convergenza che però non deve significare compromesso.

 

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“Serve anche su questo discontinuità: una persona a cui la città e i partiti si affidino e che possa decidere senza mediazioni continue”. Ci sono poi i temi. Al presidente dell’Acer si devono essere drizzate le orecchie e illuminati gli occhi quando nel suo discorso al Senato ieri Draghi ha fatto un lungo passaggio sulla pubblica amministrazione. Per Rebecchini tutto deve partire da qui. Nel suo personale elenco di priorità l’adeguamento della macchina burocratica capitolina è al primo posto. “Allo stesso tempo – dice – serve uno scatto in avanti su rifiuti e sulla mobilità. Non basta programmare la metro C, ma serve capire che cosa fare prima che questa infrastruttura sarà pronta per permettere ai cittadini di usare il trasporto pubblico”. Proprio per prendere questo genere di decisioni secondo Rebecchini serve un’ampia spoliticizzazione dell’amministraione cittadina.

 

“Roma – dice – purtroppo dipende da logiche legate alla politica nazionale che però ultimamente si è disinteressanta della città, prova ne è la difficoltà che centrodestra e centrosinistra stanno incontrando per trovare un candidato. Adesso, serve mettere via i piccoli interessi di parte e mettere al centro la città”. E quando dice “piccoli interessi di parte” Rebecchini parla in realtà di pregiudizi ideologici. L’esempio negativo per gli spiegare gli effetti perversi del pregiudizio politico sull’andamento dell’amministrazione lo trae dalla storia dell’attuale giunta, quella guidata da Virginia Raggi. “Sulla questione rifiuti – dice – ha completamente fallito. Si predicava la sostenibilità ambientale e invece viviamo nella città meno sostenibile d’Italia, costretti a inviare i rifiuti ovunque perché alla buona amministrazione è stato fatto prevalere il pregiudizio politico del No a prescindere agli inceneritori”. 

 

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