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Effetto Draghi sulla ricerca del sindaco, ora tutto si muove

Gianluca Roselli

Il centrodestra accelera con Abodi. Un pezzo del Pd spera proprio che Calenda vada al governo (e si tolga dai piedi)

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Effetto Draghi. Mentre l’ex presidente della Bce, piombato su Roma come Kunt, il marziano di Ennio Flaiano, è impegnato nelle consultazioni a Montecitorio, cercando di tenere insieme tutto e il suo contrario, gli effetti taumaturgici del suo embrionale impegno politico già si riflettono sulla politica cittadina. Come se la sua comparsa abbia provocato un’accelerazione improvvisa a processi che da mesi si erano incancreniti. Un olio fluidificante che permette a meccanismi arrugginiti di rimettersi in moto. E così in città è tutto uno “sbrighiamoci che è arrivato Draghi” e un “aspettiamo ancora, siamo appesi a Draghi”. Tutti, però, sembrano essersi messi il vestito buono per non sfigurare davanti allo sguardo severo e divertito dell’ex presidente della Bce. Che, non dimentichiamoci, è romano e conosce alla  certe dinamiche del potere. 

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Effetto Draghi. Mentre l’ex presidente della Bce, piombato su Roma come Kunt, il marziano di Ennio Flaiano, è impegnato nelle consultazioni a Montecitorio, cercando di tenere insieme tutto e il suo contrario, gli effetti taumaturgici del suo embrionale impegno politico già si riflettono sulla politica cittadina. Come se la sua comparsa abbia provocato un’accelerazione improvvisa a processi che da mesi si erano incancreniti. Un olio fluidificante che permette a meccanismi arrugginiti di rimettersi in moto. E così in città è tutto uno “sbrighiamoci che è arrivato Draghi” e un “aspettiamo ancora, siamo appesi a Draghi”. Tutti, però, sembrano essersi messi il vestito buono per non sfigurare davanti allo sguardo severo e divertito dell’ex presidente della Bce. Che, non dimentichiamoci, è romano e conosce alla  certe dinamiche del potere. 

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Nel centrodestra, che ora a livello nazionale vede Berlusconi e Salvini da una parte e Meloni dall’altra, la situazione sembra essersi sbloccata subito. Non su Guido Bertolaso, che continuava a trovare l’opposizione di Fdi, col suo nome speso anche nelle consultazioni da Fi e Lega come possibile sostituto di Mimmo Arcuri per la campagna vaccinale. Ma su Andrea Abodi, attuale presidente dell’Istituto di credito sportivo, già ribattezzato “il Malagò di destra”, proveniente dalla società civile ma vicino a Fratelli d’Italia, così da preservare il diritto di esclusiva della Meloni sul candidato sindaco. La sua possibile candidatura (ieri si è reso ufficialmente disponibile)  sbloccherebbe oltretutto un leghista alla Regione Lazio, ovvero l’ex sindacalista Ugl ora deputato Claudio Durigon. Tallone d’Achille di Abodi è la poca notorietà al grande pubblico (il nome assomiglia pericolosamente a “nobody”), specialmente se sul fronte opposto ci sarà un personaggio forte. 
E qui casca l’asino. Perché se il centrodestra ha ripreso a viaggiare spedito, nel centrosinistra si aspetta invece l’esito delle consultazioni e la nascita del nuovo governo. Perché è tra i candidati a farne parte che si annidano pure i papabili per la capitale. Innanzitutto Giuseppe Conte, che non dovrebbe essere nel nuovo esecutivo e sarebbe l’uovo di Colombo per un accordo tra Pd e M5S in città. E di fronte all’ex premier pure Virginia Raggi se ne dovrebbe fare una ragione. Conte, però, ha già detto “no grazie”, ma gli uomini intorno a Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio ancora non demordono. La Raggi, nel frattempo, resta fortemente in campo, con la benedizione di Beppe Grillo e i suoi “comitati per Virginia” già al lavoro.  

  
L’altro nome, sempre appeso a Draghi, è Roberto Gualtieri che, se non sarà nella squadra di governo, sarebbe un candidato notevole per il Campidoglio. Tanto più che sarebbe anche disponibile. Sul suo nome, però, non sarà semplice far convergere subito i pentastellati, che però potrebbero sostenere Raggi al primo turno per poi scegliere l’ex ministro dell’Economia al ballottaggio. Sempre che non ci arrivi la sindaca. A sparigliare i giochi è però sempre Carlo Calenda. Anche lui aspetta un cenno dal premier incaricato, ma nel frattempo è ancora in campo per Roma, sempre più lontano dal centrosinistra. E con l’attuale sindaca e l’ex ministro dello Sviluppo economico in corsa, al Pd & alleati non resterebbe che proseguire sulla strada delle vituperate primarie, con i famosi “sette nani” a disputarsi la candidatura. “Tutto sarà più chiaro dopo la partenza del governo, da cui gli schemi di gioco usciranno rimescolati, basti vedere quel che sta accadendo nel M5S. Siamo di fronte a un riassetto del sistema politico e solo dopo si potrà capire quale strada intraprendere”, sostiene Massimiliano Smeriglio, europarlamentare ed ex braccio destro di Zingaretti in Regione. 

  
Insomma, nulla sarà più come prima. Bisogna dunque “attendere che le nuvole si diradino”, magari “far depositare la polvere”, per poi “ripartire a gran velocità, perché dall’altra parte un candidato ora c’è”, sostiene Smeriglio. Secondo cui l’ipotesi più sciagurata è arrivare alle comunali con tre candidati: centrosinistra, Calenda e Raggi. “La destra a Roma è forte a prescindere da chi mette in campo, quindi c’è poco da scherzare…”. Se poi ci fosse un pezzo da novanta, come Gualtieri, a quel punto le primarie diventerebbero superflue. Ma molto, se non tutto, appunto, dipenderà dalle scelte di Kunt, il marziano Mario Draghi.
  

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