PUBBLICITÁ

Roma capoccia

L'ennesimo rimpasto

Raggi sostituisce il vicesindaco Luca Bergamo e due assessori, operazione pre-elettorale? Il j'accuse del defenestrato

Marianna Rizzini

Nel bel mezzo della crisi, a tarda sera, la diciassettesima sostituzione dal 2016

PUBBLICITÁ

Roma. Rimpasto infine fu, dopo tanto traccheggiare, nella giunta Raggi. Ed ecco che l’ex vicesindaco e assessore alla Crescita Culturale Luca Bergamo, defenestrato (e mai dimissionario, come l’ex assessore allo Sviluppo economico Carlo Cafarotti), scrive al Corriere della Sera che la sua rimozione “è politicamente inaccettabile”, e che anzi corrisponde a obiettivi per così dire elettorali del sindaco stesso, che vuole correre per un secondo mandato. Flashback: succede a Roma, nel bel mezzo della crisi di governo, venerdì 22 gennaio, a tarda sera, che il sindaco decida di diramare una nota  che contiene un benservito: “Ci sono diversità di visioni politiche per il futuro di Roma. Ne abbiamo discusso di recente senza riuscire a trovare una sintesi”. E però Bergamo racconta un’altra storia, nel suo j’accuse a mezzo stampa: e cioè che il motivo dell’allontanamento, a suo avviso, ha a che fare con l’intervista che l’ex vicesindaco medesimo ha rilasciato al Corriere qualche mese fa, esprimendo dubbi sulla ricandidatura “a strappi” di Raggi, e dicendo che sarebbe stato meglio “avviare un confronto aperto” su una “visione del futuro prima che sul candidato”, evitando veti reciproci, “mettendo attorno al tavolo il M5s, il Pd e quello che c’è a sinistra e costruire un percorso“con tutte le forze politiche e le persone contrarie alla teoria darwinista del più forte”. Inascoltato, evidentemente, il vicesindaco – rivendicando anni di “lealtà” – si ritrova oggi fuori da quello che i critici di Raggi chiamano “il comitato ristretto”, per sottolineare l’attitudine del primo cittadino a circondarsi di persone capaci di rinforzarla in vista della campagna elettorale. Già criticata dall’opposizione, Raggi ha intanto indicato per la successione a Bergamo Lorenza Fruci, già titolare della Delega alle Pari Opportunità e sua ex compagna di scuola il cui curriculum di “comunicatrice e progettista culturale” ha lasciato perplessi non soltanto i nostalgici puristi di Renato Nicolini, ma parte del M5s locale. Era proprio necessario il rimpasto quando c’è da gestire il bilancio previsionale della Roma in emergenza Covid? La questione fa sollevare commenti trasversali di biasimo dal Pd a Fratelli d’Italia alla Lega a +Europa, in nome “dell’incapacità di pianificazione e di controllo” del sindaco. E mentre il rimpasto arriva per essere ufficializzato in Aula (ieri), i numeri parlano da soli: dall’anno dell’insediamento di Raggi, il 2016, si è arrivati al diciassettesimo cambio di assessore, più due vicesindaci, più l’ex capo di Gabinetto Raffaele Marra più i vertici di Acea, Ama e Atac. E c’è chi, a sinistra, in un esercizio di fantapolitica, spera in un Luca Bergamo “Kramer contro Kramer”, e candidato contro il sindaco, intanto, alle primarie del centrosinistra. 

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Roma. Rimpasto infine fu, dopo tanto traccheggiare, nella giunta Raggi. Ed ecco che l’ex vicesindaco e assessore alla Crescita Culturale Luca Bergamo, defenestrato (e mai dimissionario, come l’ex assessore allo Sviluppo economico Carlo Cafarotti), scrive al Corriere della Sera che la sua rimozione “è politicamente inaccettabile”, e che anzi corrisponde a obiettivi per così dire elettorali del sindaco stesso, che vuole correre per un secondo mandato. Flashback: succede a Roma, nel bel mezzo della crisi di governo, venerdì 22 gennaio, a tarda sera, che il sindaco decida di diramare una nota  che contiene un benservito: “Ci sono diversità di visioni politiche per il futuro di Roma. Ne abbiamo discusso di recente senza riuscire a trovare una sintesi”. E però Bergamo racconta un’altra storia, nel suo j’accuse a mezzo stampa: e cioè che il motivo dell’allontanamento, a suo avviso, ha a che fare con l’intervista che l’ex vicesindaco medesimo ha rilasciato al Corriere qualche mese fa, esprimendo dubbi sulla ricandidatura “a strappi” di Raggi, e dicendo che sarebbe stato meglio “avviare un confronto aperto” su una “visione del futuro prima che sul candidato”, evitando veti reciproci, “mettendo attorno al tavolo il M5s, il Pd e quello che c’è a sinistra e costruire un percorso“con tutte le forze politiche e le persone contrarie alla teoria darwinista del più forte”. Inascoltato, evidentemente, il vicesindaco – rivendicando anni di “lealtà” – si ritrova oggi fuori da quello che i critici di Raggi chiamano “il comitato ristretto”, per sottolineare l’attitudine del primo cittadino a circondarsi di persone capaci di rinforzarla in vista della campagna elettorale. Già criticata dall’opposizione, Raggi ha intanto indicato per la successione a Bergamo Lorenza Fruci, già titolare della Delega alle Pari Opportunità e sua ex compagna di scuola il cui curriculum di “comunicatrice e progettista culturale” ha lasciato perplessi non soltanto i nostalgici puristi di Renato Nicolini, ma parte del M5s locale. Era proprio necessario il rimpasto quando c’è da gestire il bilancio previsionale della Roma in emergenza Covid? La questione fa sollevare commenti trasversali di biasimo dal Pd a Fratelli d’Italia alla Lega a +Europa, in nome “dell’incapacità di pianificazione e di controllo” del sindaco. E mentre il rimpasto arriva per essere ufficializzato in Aula (ieri), i numeri parlano da soli: dall’anno dell’insediamento di Raggi, il 2016, si è arrivati al diciassettesimo cambio di assessore, più due vicesindaci, più l’ex capo di Gabinetto Raffaele Marra più i vertici di Acea, Ama e Atac. E c’è chi, a sinistra, in un esercizio di fantapolitica, spera in un Luca Bergamo “Kramer contro Kramer”, e candidato contro il sindaco, intanto, alle primarie del centrosinistra. 


 

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ