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Roma Capoccia

L’ultimo amico rimasto alla Raggi nel M5s è un peones di Milano

Lorenzo Marini

Chi è Cristian Romaniello da Voghera, paladino della sindaca furiosa col governo che non le dà i soldi del Recovery

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Fino a qualche tempo fa era considerato l’ultimo giapponese di Virginia Raggi. Poi, da quando la sindaca è stata assolta dall’accusa di falso in atto pubblico per la nomina del fratello di Raffaele Marra in Comune (il 19 dicembre scorso), di amici ora lei ne ha qualcuno in più. Ma lui continua a essere il suo primo tifoso. Parliamo di Cristian Romaniello, deputato pentastellato che di vagamente romano ha solo il nome: classe 1988, è nato Novi Ligure e ha vissuto per diversi anni a Voghera, lì a due passi. Eletto alla Camera nel 2018, di lui si ricorda il primo ddl italiano in tema di prevenzione del suicidio e dell’autolesionismo minorile.

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Fino a qualche tempo fa era considerato l’ultimo giapponese di Virginia Raggi. Poi, da quando la sindaca è stata assolta dall’accusa di falso in atto pubblico per la nomina del fratello di Raffaele Marra in Comune (il 19 dicembre scorso), di amici ora lei ne ha qualcuno in più. Ma lui continua a essere il suo primo tifoso. Parliamo di Cristian Romaniello, deputato pentastellato che di vagamente romano ha solo il nome: classe 1988, è nato Novi Ligure e ha vissuto per diversi anni a Voghera, lì a due passi. Eletto alla Camera nel 2018, di lui si ricorda il primo ddl italiano in tema di prevenzione del suicidio e dell’autolesionismo minorile.

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Ebbene, nonostante Raggi negli ultimi due anni abbia visto estinguersi sempre più i suoi estimatori all’interno del movimento, Romaniello è un pasdaran instancabile di Virginia. Post, dichiarazioni, tweet, note di agenzia, interviste. La Roma della Raggi, secondo Romaniello, è la città meglio amministrata al mondo: non c’è traffico, i bus passano ogni 5 minuti, non c’è monnezza, le buche sono sparite, così come il malaffare, e l’aria profuma di violette. Per di più, si trova lavoro in men che non si dica e le aziende fanno a gara per stabilirsi qui. Tutto merito della Raggi, che per Romaniello dev’essere ricandidata e sostenuta dal Movimento. “Per il M5S la candidatura di Virginia Raggi per Roma 2021 è una condizione di possibilità affinché si possano intavolare trattative col Pd (?). Visto che non dobbiamo allearci a tutti i costi, ma solo se sul tavolo ci sono le nostre idee, di cui Virginia è garante”, ha twittato qualche giorno fa, con un ragionamento un po’ astruso.

 

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Peccato però che molti nel M5S non la pensino come lui. Luigi Di Maio fino all’assoluzione dicembrina non la voleva nemmeno sentir nominare tanto che – non è un mistero – si aspettava la sentenza per togliersela di torno e procedere a un’alleanza strutturale col Pd, per la gioia di Roberta Lombardi, che così avrebbe visto spalancarsi le porte alla sua candidatura in Regione col sostegno di tutti. Ma a parte gli interessi personali della “papessa”, quasi tutto il movimento l’aveva via via scaricata, in Parlamento e in Campidoglio. Poi è arrivata l’assoluzione a rimetterla in pista. Ma pur di togliersela di torno a Roma da qualche giorno circola pure l’ipotesi di un suo ingresso in un Conte-ter, come ministra. Al suo fianco, tra i big, è rimasto solo Alessandro Di Battista. Poi c’è Romaniello. “Oggi ho incontrato Raggi in Campidoglio. Una donna straordinaria, determinata, competente, che ha messo gli interessi dei cittadini sempre davanti a tutto”, scriveva a settembre, postando la foto su Instagram. “E’ una donna di un’energia straordinaria e una forza notevole, l’unica in grado di amministrare Roma davvero bene”.

 

Come faccia a sostenerlo con tanta sicumera non è dato sapere, dato che Romaniello è il classico peones che vive la città da pendolare: arriva il martedì e scappa il giovedì. “E’ un soldato del M5S, anche se non si capisce fino in fondo quel che pensa davvero”, lo descrive un collega. La gioia per l’assoluzione di Virginia è incontenibile. “Quante volte l’abbiamo vista attaccata in qualsiasi modo, non solo sul piano politico, ma anche personale. Adesso ci sarebbe solo una cosa da fare, che non ripara questi anni di violenza: chiedere scusa!”, posta il deputato lo scorso 19 dicembre. Se la prende - ma questo è un classico del M5S prima maniera - con stampa e tv. “Perché stiamo qui a parlare di Renzi e invece non parliamo dell’assoluzione di Virginia Raggi!”, è sbottato quella sera stessa sui canali Mediaset.

 

Quando poi Vittorio Sgarbi, in modo inelegante, ha definito la sindaca “una che faceva la cameriera in uno studio di avvocati”, Romaniello è stato tra i primi a difenderla: “Anch’io ho fatto il cameriere. E’ una medaglia. Ci siamo laureati imparando a servire e oggi serviamo il Paese. Quel rispetto che s’impara mettendosi a disposizione degli altri, tu non lo conosci”. Sgarbi, tiè. Ma il deputato piemontese deve avere una sorta di fissazione, perché la tira sempre in ballo. Il 4 aprile scorso, in pieno lockdown, mentre sta attaccando la gestione lombarda della pandemia su Youtube, dice: “Non oso pensare cosa sarebbe successo se al posto di Fontana ci fosse stata la Raggi: immagino sarebbe fioccate richieste di dimissioni, insulti e accuse d’incompetenza da ogni dove, con titoli di giornale indegni”. Insomma: Virginia, Virginia e ancora Virginia. Ora è al suo fianco pure per spuntare più risorse possibili per Roma all’interno del Recovery plan. Daje Virgi, Romaniello è con te.

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