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Roma Capoccia

Il Lazio si tinge di arancione col nuovo Dpcm

Gianluca De Rosa

Salgono i positivi e sale l’indice Rt verso la fatidica soglia dell’uno per cento. Raddoppiano i ricoveri in terapia intensiva

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Il Lazio rischia di diventare arancione. Da quando a novembre il governo ha diviso l’Italia in tre colori – rosso, arancione e giallo – per indicare livello di rischio e regole da rispettare per affrontare la pandemia, il Lazio ha resistito ininterrottamente. Un puntino giallo circondando da un oceano rosso e arancione. Per due mesi dunque regole sì, ma decisamente più soft rispetto al resto d’Italia. Con il prossimo Dpcm però per la prima volta – escludendo ovviamente le regole straordinarie introdotte con le feste – anche il Lazio potrebbe cambiare colore e passare nella fascia arancione, con negozi chiusi tutto il giorno (ad eccezione di alimentari, supermercati, farmacie e parrucchieri) e divieto di uscire dal comune di residenza. Un destino scritto nei numeri, nelle fredde percentuali che riassumono la pandemia. A partire dal numero principe, l’Rt, l’indice che indica l’andamento del contagio: nell’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di Sanità quello del Lazio era a 0,99, un solo centesimo dalla soglia dell,1, superata la quale i nuovi malati cominciano pericolosamente a crescere.

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Il Lazio rischia di diventare arancione. Da quando a novembre il governo ha diviso l’Italia in tre colori – rosso, arancione e giallo – per indicare livello di rischio e regole da rispettare per affrontare la pandemia, il Lazio ha resistito ininterrottamente. Un puntino giallo circondando da un oceano rosso e arancione. Per due mesi dunque regole sì, ma decisamente più soft rispetto al resto d’Italia. Con il prossimo Dpcm però per la prima volta – escludendo ovviamente le regole straordinarie introdotte con le feste – anche il Lazio potrebbe cambiare colore e passare nella fascia arancione, con negozi chiusi tutto il giorno (ad eccezione di alimentari, supermercati, farmacie e parrucchieri) e divieto di uscire dal comune di residenza. Un destino scritto nei numeri, nelle fredde percentuali che riassumono la pandemia. A partire dal numero principe, l’Rt, l’indice che indica l’andamento del contagio: nell’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di Sanità quello del Lazio era a 0,99, un solo centesimo dalla soglia dell,1, superata la quale i nuovi malati cominciano pericolosamente a crescere.

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Anche la percentuale dei positivi scoperti sui tamponi (solo quelli molecolari) effettuati indica una situazione preoccupante: ieri era l’11 per cento, più alta di due punti di quella nazionale (come la media delle ultime due settimane). Numeri non buoni anche per quanto riguarda terapie intensive e ricoveri ospedalieri. La Regione Lazio a metà novembre li aumentò rispettivamente a: 901 (quasi un raddoppio rispetto ai 532 precedenti) e 4.429 (anche questi quasi duplicati). Adesso, le percentuali di riempimento sono sopra le soglie di rischio: oltre il 45 per cento quella dei ricoveri (ben sopra il 40 prescritto) e 35 per cento per le terapie intensive (la soglia è il 30 per cento) che la Regione sta aumentando di ulteriori 85 unità. Negli ospedali, dunque, le cose tornano a farsi complicate. E’ per questo che il governatore Zingaretti ha rinviato la riapertura delle scuole al 18 gennaio (con tanto di polemica con la ministra dell’Istruzione, la grillina Lucia Azzolina). Proprio il dossier Scuola continua a preoccupare la Regione. Alcuni giorni fa, insieme a Roma Capitale, Prefettura, Atac, Cotral, Astral e Agenzia Roma servizi per la mobilità, è stato disposto un articolato piano sui trasporti. L’obiettivo è quello di riuscire a far rispettare la capienza massima del 50 per cento sui mezzi anche quando orde dei liceali che oggi sono a casa torneranno a girare la città su bus e metro, in particolare nelle due fasce d’ingresso (8 e 10) e nei rispettivi orari di uscita.

 

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Grazie a diversi affidamenti fatti da Atac, Cotral e Astral, ci saranno oltre 2.200 corse di bus in più ogni giorno, per una flotta aggiuntiva di circa 150 autobus affittati da operatori privati. Un centianio circa di queste corse aggiuntive serviranno proprio a rafforzare negli orari di punta le linee che portano ai plessi scolastici. Non solo. Il piano prevede anche un gruppo di linee circolari nuove di zecca: i bus S che collegheranno i nodi di scambio (Anagnina, Saxa Rubra, Laurentina, Piramide, Valle Aurelia) al centro, in particolare alla stazione Termini. Un tentativo di ridurre gli ingressi degli studenti alle metro negli orari, dove, per le caratteristiche dell’infrastruttura, non sarà possibile aumentare l’offerta di trasporto. Qui, in caso di affluenza troppo alta, come già accaduto nel corso del lockdown di marzo 2020, personale di Atac e protezione Civile dovrebbe contingentare gli ingressi. Il piano scatterà con la riapertura delle scuole. Il 18, dunque? Non è detto.

 

Zingaretti due giorni fa confermava la data, ma con una certa titubanza. Il ragionamento che si fa all’interno della sua giunta in questi giorni è circa questo: la curva è in crescita, i rischi dunque ci sono, ma se le cose non precipitano, con il piano predisposto, si può riaprire. Certo se i numeri continueranno a crescere un ulteriore rinvio sarà inevitabile. A rincuorare, invece, è la situazione dei vaccini. Ieri i vaccinati hanno raggiunto quota 85mila (quanto il piano regionale prevedeva per il 15esimo giorno di vaccinazioni). Il Lazio è una delle Regione che corre più veloce (ogni giorno l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato ricorda che sul sito del commissario straordinario i dati del Lazio non sono aggiornati). Arrivati a circa 125mila somministrazioni tutto il personale sanitario degli ospedali e delle Rsa (così come gli ospiti di queste strutture) avranno ricevuto la prima somministrazione. Si potrà dunque ricominciare dai primi con la seconda dose (che deve essere inoculata 21 giorni dopo). Non dovrebbero dunque esserci ritardi: in 5 settimane, per i primi giorni di febbraio, sarà terminata questa prima fase di vaccinazione. Proprio in quei giorni la Regione conta di partire con gli over 80. Per inoculare le dosi si punta ad utilizzare la fitta rete dei 4mila medici di base presenti in Lazio. Ma se il personale non manca, le dosi, almeno per ora, scarseggiano. Per vaccinare gli oltre 460mila over 80, infatti, ci sono, per adesso, solo 7mila dosi del vaccino di Moderna. La speranza è che vengano approvvigionate in fretta nuove fiale (almeno 300mila) del siero che per adesso ha permesso alla campagna vaccinale di partire, quello di Pfizer.

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