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Teatro nel teatro nel centrosinistra

La corsa per Roma, Astorre a Calenda: "Beh, se Carlo attacca ogni giorno il governo…"

Il processo Marra, il sindaco in attesa di giudizio, il Pd che fatica a "trovare la quadra", l'ex ministro dello Sviluppo che ribadisce il no a qualsiasi accordo con il M5s

Marianna Rizzini

"Speriamo Calenda sappia stare in partita", dice il senatore e segretario regionale pd Astorre. "Se vuole ritirarsi lo dica", dice il segretario pd romano Casu

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Partendo dalla fine, c’è Bruno Astorre, senatore pd e segretario regionale del Pd Lazio, interpellato dal Foglio sul teatro nel teatro del centrosinistra alle prese con la questione “successione a Virginia Raggi”. E Astorre dice, a proposito dell’ultimo scambio di non-amorosi sensi tra Pd e Carlo Calenda:  “Confido nel fatto che il centrosinistra sappia trovare la quadra” (quella che non quadra da mesi). E magari è il bicchiere mezzo pieno, fatto sta che quando si chiede ad Astorre di Calenda, e della sua disapprovazione per un’alleanza con i Cinque Stelle, il bicchiere appare sbeccato: “Spero sappia stare in partita”, dice il senatore. Il candidato Calenda, infatti, la partita, per come si è messa ora, sembra quasi disegnarla (si annoia?).  Però resta in campo solitario, mentre il centrodestra si prepara alla contesa e Virginia Raggi fa campagna elettorale informale: “Certo, se ogni giorno Calenda attacca il governo…”, sospira Astorre.  E quindi? “Beh, spero voglia aiutarci”.

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Partendo dalla fine, c’è Bruno Astorre, senatore pd e segretario regionale del Pd Lazio, interpellato dal Foglio sul teatro nel teatro del centrosinistra alle prese con la questione “successione a Virginia Raggi”. E Astorre dice, a proposito dell’ultimo scambio di non-amorosi sensi tra Pd e Carlo Calenda:  “Confido nel fatto che il centrosinistra sappia trovare la quadra” (quella che non quadra da mesi). E magari è il bicchiere mezzo pieno, fatto sta che quando si chiede ad Astorre di Calenda, e della sua disapprovazione per un’alleanza con i Cinque Stelle, il bicchiere appare sbeccato: “Spero sappia stare in partita”, dice il senatore. Il candidato Calenda, infatti, la partita, per come si è messa ora, sembra quasi disegnarla (si annoia?).  Però resta in campo solitario, mentre il centrodestra si prepara alla contesa e Virginia Raggi fa campagna elettorale informale: “Certo, se ogni giorno Calenda attacca il governo…”, sospira Astorre.  E quindi? “Beh, spero voglia aiutarci”.

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Partendo dall’inizio, c’è una settimana di tensione attorno al processo d’appello per falso (processo Marra), con il sindaco in attesa di sentenza, e il Pd che pende, seppure non formalmente, verso l’ipotesi “se Raggi viene condannata, un accordo con il M5s si può fare”, e con Calenda contrario a qualsiasi “tavolo” con i grillini su Roma. E dunque lui, l’ex ministro dello Sviluppo che proprio con Raggi, a proposito di tavoli per il rilancio economico della città, aveva avuto non pochi problemi, due giorni fa ha twittato concetti inequivocabili: “Ieri si è tenuta la riunione del tavolo di coalizione del centrosinistra su Roma. Abbiamo diligentemente partecipato a tutte le riunioni. Il Pd e Sinistra Italiana hanno chiarito che nel caso di condanna della Raggi apriranno un tavolo con il M5s. Il tavolo è dunque per noi congelato”.

 

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Il Pd, che non ha mai profuso entusiasmo per la candidatura di Calenda (insospettito, dal canto suo, dall’attendismo dem), ha risposto con le parole di Andrea Casu, segretario romano del Pd: “Nient’altro che una fake news. Se Calenda si vuole ritirare può farlo senza inventare niente. Se si è stufato di partecipare alle riunioni della coalizione di centrosinistra perché ha cambiato obiettivi può comunicarlo senza attribuire al Pd posizioni che non abbiamo mai espresso”. Non solo. Casu fa balenare direttamente anche l’ipotesi di un salto di fronte: “Forse anche per questo ieri Calenda ha proposto Bertolaso per il ruolo di Arcuri?”.

 

E mentre il candidato ed ex ministro – che da ministro attendeva Raggi invano al tavolo per il rilancio della città (da cui fuggivano gli imprenditori) – continua il suo giro per i quartieri, chiedendo “un lockdown comunicativo” del sindaco su “cestini-urna” e partecipate, Azione nega ogni ipotesi di suo ritiro. (E però comunque il bicchiere appare sempre più sull’orlo della rottura). 

 

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