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Roma Capoccia - Spina di Borgo

A Natale ci sono quattro messe, come sempre. Basta scegliere

Matteo Matzuzzi

Chiese aperte. I vescovi certificano quel che era ovvio: "La ricchezza della liturgia offre diverse possibilità: messa vespertina nella vigilia, nella notte, dell’aurora e del giorno"

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Il Consiglio permanente della Cei ha confermato quello che si sapeva già e che tanto inchiostro ha fatto spandere ai giornali poco avvezzi alla frequentazione delle chiese. “Sarà cura dei vescovi suggerire ai parroci di ‘orientare’ i fedeli a una presenza ben distribuita, ricordando la ricchezza della liturgia per il Natale che offre diverse possibilità: messa vespertina nella vigilia, nella notte, dell’aurora e del giorno. Per la messa nella notte sarà necessario prevedere l’inizio e la durata della celebrazione in un orario compatibile con il cosiddetto coprifuoco”. Tradotto: la messa in nocte si farà tra le 20 e le 21, non più tardi. Se a qualcuno non va bene, può andare alla vespertina (tardo pomeriggio), all’alba del 25 o a una delle messe previste il giorno di Natale.

  

Un dramma? No. In tempo di pandemia si può fare. Non servivano, come era ovvio, trattative con il governo – in tantissime parrocchie la messa di mezzanotte non esiste più da tempo, vuoi per partecipanti con età media che consiglia altre occupazioni per quell’ora, vuoi perché – molto più semplicemente – non ci sono preti e quei pochi che ci sono devono dividersi tra le tante chiese loro affidate.

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Non servivano però, come era altrettanto ovvio, interventi di ministri e presidenti del Consiglio a spiegare il senso del Natale – con tutto il rispetto, c’è chi è più competente per farlo e lo fa meglio – o a tenere lezioni sull’orario preciso della nascita di Cristo. La chiesa va avanti da duemila anni, è sopravvissuta a tutto e dunque sa anche come gestire la calendarizzazione delle messe natalizie. 

 

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