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roma capoccia

Dramma natalizio: “Ma davvero non possiamo andare a Capalbio?”

Gianluca Roselli

Generone e radical chic alle prese con il Natale in città. Si prevedono affari d’oro per le rosticcerie di lusso Ercoli e Gargani

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C’è chi spera ancora di riaprire casa a Cortina. “Perché anche se non si può sciare, vuoi mettere la differenza? Che stiamo a fare a Roma, a intristirci?”. E chi invece si era messo in cerca di un resort luxury con spa nel Lazio. Ora però sembra che vietino anche le cene negli alberghi, quindi niente. Ma c’è pure in corso uno psicodramma capalbiese. “Possibile che non si possa andare nella casa in campagna, dove si sta in solitudine e non s’incontra quasi nessuno?”, si chiedono quelli con le magioni in bassa maremma. E allora magari si decide di fare quel lavoro idraulico o la piccola ristrutturazione che si rimandava da anni, giusto per avere la scusa per varcare il confine. Si salvano, con un senso di rivalsa, chi ha casa al Circeo o a Sperlonga, da sempre considerati grossier dai “capalbiesi”. Tiè, beccatevi questa.

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C’è chi spera ancora di riaprire casa a Cortina. “Perché anche se non si può sciare, vuoi mettere la differenza? Che stiamo a fare a Roma, a intristirci?”. E chi invece si era messo in cerca di un resort luxury con spa nel Lazio. Ora però sembra che vietino anche le cene negli alberghi, quindi niente. Ma c’è pure in corso uno psicodramma capalbiese. “Possibile che non si possa andare nella casa in campagna, dove si sta in solitudine e non s’incontra quasi nessuno?”, si chiedono quelli con le magioni in bassa maremma. E allora magari si decide di fare quel lavoro idraulico o la piccola ristrutturazione che si rimandava da anni, giusto per avere la scusa per varcare il confine. Si salvano, con un senso di rivalsa, chi ha casa al Circeo o a Sperlonga, da sempre considerati grossier dai “capalbiesi”. Tiè, beccatevi questa.

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C’è poi chi pensa a Sankt Moritz, perché “in Svizzera per ora si può andare e si può anche sciare”. E chi non ha rinunciato all’idea di un Capodanno a Londra o Parigi, “perché è più facile prendere un volo internazionale che andare in Umbria in auto, con le regioni chiuse”. In città ci si prepara a un dicembre in austerity. “I romani si dividono in due categorie. Quelli più adulti, dai 55 in su, che sul Covid ci scherzano più che altro per esorcizzare, ma in realtà hanno paura. Seguiranno le misure del governo e se ne staranno a casa, ricevendo un numero ridottissimo di amici. I giovani sotto i 35 anni invece mordono il freno, vorrebbero viaggiare, spostarsi, andare dagli amici all’estero. Alla fine, però, vincerà Conte e si farà come vuole lui…”, sostiene Angelo Bucarelli, esperto d’arte e artista egli stesso, buon frequentatore della società romana. “Per quanto mi riguarda, starò benissimo in città. Meglio la beatitudine di una passeggiata in centro o a Fregene oppure in bici sul Lungotevere. Per un Natale si può stare tranquilli, noi italiani siamo un po’ troppo viziati e individualisti”, aggiunge.

 

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Ma i divieti trovano anche i loro fan. “Vuoi mettere esserci tolti il Natale dalle scatole? Dai, quel periodo è insopportabile, con cene noiosissime con parenti di cui manco ti ricordi il nome. E poi quello stress per regali e cenone, per carità! Stiamo in pochi che è molto meglio. Vedo molta ipocrisia in giro: davvero non possiamo passare un Natale senza stare in 30 dentro casa o andare alla Messa di mezzanotte?”, si chiede Roberto D’Agostino. “Il Covid è una cosa seria, più si rispettano le regole, meglio sarà per tutti. Ma non vedo in giro grandi ribelli, più che altro c’è rassegnazione. E comunque chi vuole andare all’estero, lo farà. Tanto si è capito che la quarantena al ritorno non la rispetterà nessuno…”, aggiunge il patron di Dagospia.

 

“In giro vedo molta prudenza e sobrietà, e anche un pizzico di saggezza. Specialmente da quelle persone che amano divertirsi e sanno godersi la vita. Tutti hanno capito la gravità del momento”, sostiene Emilio Sturla Furnò, manager della comunicazione e ideatore di eventi in città. “Io passerò Natale a fare il volontario con la Croce Rossa e poi mi piacerebbe andare dai miei in Liguria. Altrimenti me ne starò a casa e brinderemo in pochi”, racconta. In città, intanto, è tornato di gran moda il pranzo. “Tutte quelle cenette pre-natalizie si sono riconvertite in piccoli pranzi, più nei locali che a casa. Anche grazie allo smart working, molti stanno riscoprendo il lunch nel posto carino vicino casa”, spiega Bucarelli. Insomma, per i romani è difficile rinunciare a una dose di convivialità. E grandi affari si prevedono per le rosticcerie di lusso, da Ercoli a Gargani. “Se non possiamo muoverci, almeno ci tratteremo bene…”.

 

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