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Pentito di essere stato con Raggi, Berdini ci riprova e si candida

Lorenzo Marini

Paolo Berdini si candida a sindaco: "Cinque linee tranviarie in cinque anni e una Villa Borghese in ogni quartiere". Parla l'ex assessore della giunta Raggi

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“Pure sullo stadio, alla fine, avevo ragione io…”. Paolo Berdini, ex assessore all’Urbanistica della giunta di Virginia Raggi, conta le sue rivincite come i grani di un rosario. “Tor di Valle non andava bene, è un’area troppo isolata rispetto al resto della città. Toccava al settore pubblico, ovvero al Campidoglio, scegliere una nuova area, in periferia ma inserita in un contesto urbano e sociale. I 5 stelle prima erano per il no, poi hanno detto sì e ora si ritrovano con un pugno di mosche in mano”, dice Berdini. Il quale, con una storia ambientalista e di sinistra, è stato un elemento spurio di quella giunta. E infatti, dopo neanche un anno dalla nomina, nel febbraio 2017 se ne andò. Per le divergenze sullo stadio, ma non solo.

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“Pure sullo stadio, alla fine, avevo ragione io…”. Paolo Berdini, ex assessore all’Urbanistica della giunta di Virginia Raggi, conta le sue rivincite come i grani di un rosario. “Tor di Valle non andava bene, è un’area troppo isolata rispetto al resto della città. Toccava al settore pubblico, ovvero al Campidoglio, scegliere una nuova area, in periferia ma inserita in un contesto urbano e sociale. I 5 stelle prima erano per il no, poi hanno detto sì e ora si ritrovano con un pugno di mosche in mano”, dice Berdini. Il quale, con una storia ambientalista e di sinistra, è stato un elemento spurio di quella giunta. E infatti, dopo neanche un anno dalla nomina, nel febbraio 2017 se ne andò. Per le divergenze sullo stadio, ma non solo.

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Il tutto condito dal pepe di una conversazione con un giornalista finita sulle pagine dei giornali in cui esprimeva giudizi poco onorevoli sulla sindaca. “È una persona totalmente impreparata”, diceva allora e lo conferma anche oggi. Ma sulla Raggi torneremo dopo. La notizia degli ultimi giorni è invece che Paolo Berdini (romano, 72 anni, ingegnere e urbanista) si candida a sindaco. Ha presentato “Idea di città”, un progetto per la capitale da qui ai prossimi dieci anni, che sta riscontrando consenso nei Verdi, in Potere al popolo e nelle forze alla sinistra del Pd, compreso un pezzo di Leu.

 

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“L’ho fatto in risposta al balletto cui si sta assistendo nel centrosinistra: i sette nani, Cirinnà, Calenda, Zingaretti che sembra alla ricerca di un mister X e ancora rincorre l’alleanza coi 5 stelle. Ma io dico: come si fa a pensare ad allearsi con un Movimento che in città è al termine di una prova fallimentare? Calenda, poi, ha detto che ha iniziato a studiare Roma. Benvenuto. Non mi pare un bell’inizio”, osserva Berdini. E qui si torna a Raggi, che vuole ricandidarsi. “È l’ulteriore prova che i 5 stelle non sono mai entrati in sintonia con la città. Pensa di avere ancora voti? Bene, toccherà con mano il suo fallimento. La città è in ginocchio, paralizzata, senza speranza. E loro sembrano stare su Marte”, dice Berdini.

 

Però lei di quella giunta ha fatto parte. Si è pentito? “Assolutamente no, perché in quel momento mi sembrava una grande opportunità, ovvero governare la capitale riportando nella legalità ciò che nella legalità non era. Sostituire il dominus degli ultimi 30 anni, la valorizzazione immobiliare della città, con una proposta di economia integrale con l’ecologia al centro. Rimettere nelle mani del pubblico ciò che si erano preso i privati. Purtroppo non è stato possibile”, osserva l’urbanista. Che ha colpe ben precise da imputare alla sindaca.

 

“Vede, Raggi si è trovata sicuramente in un ruolo molto più grande e complesso rispetto alle sue capacità. Ma ci può stare, come si suol dire, nessuno nasce imparato: nel 2016 il M5s era al suo apice e lei è ha vinto cavalcando quell’onda, che aveva il sapore della bocciatura per tutti quelli venuti prima. ‘Proviamo qualcosa di nuovo’, dicevano i romani. Il problema, però, è che se conosci i tuoi limiti, devi avere l’intelligenza e l’umiltà di circondarti di persone capaci, migliori di te. E in un primo momento è stato così. C’era il capo di gabinetto Carla Raineri, l’assessore al Bilancio Marcello Minenna, il giudice Ferdinando Imposimato, il sottoscritto e altri. Un giorno arriva Luca Lanzalone che nessuno aveva mai visto e né sentito, e da lì è iniziata la fine.

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A persone capaci ed esperte si sono preferiti dei signorsì fedeli alla causa in una folcloristica fiera del nulla. Responsabilità ne ha anche Alfonso Bonafede, che in quei tempi era suo consigliere. La colpa più grave è aver escluso le energie migliori della città, aver rifiutato il loro aiuto per arroccarsi in un isolamento insostenibile”. Berdini queste cose le ha raccontate in un libro, Roma, polvere di stelle (Edizioni Alegre). Da poco ne è uscito un altro, proprio sulla vicenda di Tor di Valle: Lo stadio degli inganni (Derive Approdi).

 

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Torniamo alla sua candidatura. “Le dico solo tre idee. Realizzare 5 linee tranviarie in 5 anni per collegare meglio il centro e la periferia. Perché quel divario, che è soprattutto economico e culturale, bisogna tentare di accorciarlo. Per questo il secondo progetto è dotare ogni quartiere lontano dal centro della sua piccola Villa Borghese. Non ci devono essere interi quadranti senza nemmeno uno spazio verde. Poi migliorare le scuole: ristrutturiamo gli edifici scolastici più obsoleti”. Infine, oltre al ritorno a una situazione umana per quanto riguarda rifiuti e decoro urbano, c’è il tema dei temi: come cambierà la città con sempre più persone che lavorano da casa.

 

“Ho l’ufficio a Piazza Barberini, il numero di attività chiuse è impressionante. Per un urbanista ripensare la capitale a fronte di una diversa fruizione della città è stimolante. E a maggior ragione, oltre a trovare altri sistemi di valorizzazione del centro, bisogna rendere più belli e urbanisticamente ricchi i quartieri dove le persone vivono e, ora, anche lavorano. Roma ha 80 cantieri bloccati che potrebbero farla ripartire. Forse è il caso di darsi una mossa…”.

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