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Roma Capoccia - "Contro la peste"

Sgarbi si candida a sindaco di Roma in chiave anti-Raggi e contro Conte

"Il centrodestra converga sul mio nome o faccia le primarie", dice il candidato che si sente "più titolato" per esperienza ed età a guidare "una Roma che dev'essere come Parigi"

Marianna Rizzini

La città "depressa" e il paese fiaccato dall'"evocazione della morte". La decisione di correre "non per ambizione né per soldi, anzi gratis", la primavera 2021 come "rinascita" con il suo "Rinascimento"

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Roma. Ha avuto tutto dalla vita, dice, non lo fa per ambizione né per soldi. E dunque, nella piazza dietro al Pantheon, sotto la pioggia, con un tendone di un bar a fare da ombrello, Vittorio Sgarbi può annunciare sorridendo la candidatura a sindaco di Roma al grido di “fatevi i cazzi vostri” e “vota Sgarbi prima che sia troppo tardi”. E’ il giorno in cui a sinistra ci si riunisce per capire che cosa fare (primarie, nomi, temi), e Sgarbi, circondato da cronisti e supporter (uno indossa una mascherina con scritto “Conte in tribunale”), vuole opporsi prima di tutto al clima di “morte”, “paura” e “peste”, ed è chiaro che la peste, nelle sue parole, è sia Virginia Raggi sia la gestione governativa dell’emergenza Covid. E infatti la candidatura romana con il simbolo “Rinascimento”, con chiamata del centrodestra a convergere sul suo nome o a fare le primarie, e con ripescaggio per ora soltanto sognato di ben quattro ex assessori del sindaco attuale (Marcello Minenna, Carla Raineri, Paolo Berdini, Massimo Colomban), si interseca con l’idea di farsi più in generale “speranza” personificata di ripartenza dopo il Covid, “quando saremo liberi, nel 2021”.

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Roma. Ha avuto tutto dalla vita, dice, non lo fa per ambizione né per soldi. E dunque, nella piazza dietro al Pantheon, sotto la pioggia, con un tendone di un bar a fare da ombrello, Vittorio Sgarbi può annunciare sorridendo la candidatura a sindaco di Roma al grido di “fatevi i cazzi vostri” e “vota Sgarbi prima che sia troppo tardi”. E’ il giorno in cui a sinistra ci si riunisce per capire che cosa fare (primarie, nomi, temi), e Sgarbi, circondato da cronisti e supporter (uno indossa una mascherina con scritto “Conte in tribunale”), vuole opporsi prima di tutto al clima di “morte”, “paura” e “peste”, ed è chiaro che la peste, nelle sue parole, è sia Virginia Raggi sia la gestione governativa dell’emergenza Covid. E infatti la candidatura romana con il simbolo “Rinascimento”, con chiamata del centrodestra a convergere sul suo nome o a fare le primarie, e con ripescaggio per ora soltanto sognato di ben quattro ex assessori del sindaco attuale (Marcello Minenna, Carla Raineri, Paolo Berdini, Massimo Colomban), si interseca con l’idea di farsi più in generale “speranza” personificata di ripartenza dopo il Covid, “quando saremo liberi, nel 2021”.

 

Roma “deve essere come Parigi”, e al governo “che ci vuole unico stato in Europa in continua malattia”, deve rispondere facendosi “capitale d’Occidente”, continua Sgarbi con esortazione a tuffarsi idealmente e preventivamente nella grandeur ora mortificata dalla “peste”: musei, mostre, e già che c’è il candidato parla anche di migranti (gli piace il modello Riace, vorrebbe in squadra Mimmo Lucano) e di Matteo Salvini (a Salvini piace il nome Sgarbi in gara, assicura Sgarbi ai presenti). Si propone dunque come “il più titolato” per “esperienza ed età” a farsi sindaco in nome di predecessori illustri (Giulio Carlo Argan ed Ernesto Nathan). “Roma è la prima città d’arte del mondo”, è il concetto, e non può essere governata da gente che, dice il candidato all’indirizzo di Raggi, “non sa chi sia Bartolomeo della Gatta” (e alcuni tra gli astanti si guardano, con l’aria di domandarsi “chi era costui?”). E vorrebbe con sé, il candidato, a occuparsi di economia e cultura, anche Geminello Alvi (e tra alcuni astanti parte un altro “chi era costui?”). E insomma Sgarbi si vede sindaco alla testa dei sommersi e dei cacciati da chi ora governa evocando “la morte”, mentre lui si vede evocatore “di libertà”. E come si fa, commenta, a rinominare l’assessorato alla Cultura “assessorato alla Crescita culturale?”: “Roma non deve crescere, Roma può guardare tutti dall’alto verso il basso”, né può affondare “nella depressione”. E insomma la primavera del 2021 diventa canovaccio di grandeur politica e personale, per lo Sgarbi che racconta se stesso “già tre volte sindaco” (altrove), e ora salvezza contro i “matti, matti da legare” (Di Maio, Conte, Raggi). 

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