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RomaCapoccia

La grande lentezza. Ecco come il Colosseo s’impantana nelle scartoffie

Enrico Cicchetti

La gara per la gestione dei servizi museali del Parco archeologico – anfiteatro Flavio, Foro romano-Palatino e Domus aurea – vive da anni in una proroga continua. Una storia di ordinaria burocrazia

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Sembra il giorno della marmotta, invece è il bando del Colosseo. La gara per la gestione dei servizi museali del Parco archeologico – anfiteatro Flavio, Foro romano-Palatino e Domus aurea – vive da anni in una proroga continua. L'ultimo rinvio di questo ghiottissimo boccone (quasi 600 milioni di euro in cinque anni) è solo di qualche settimana fa. “Follie del sistema italiano. Il Colosseo ce l'abbiamo solo noi, non possiamo permetterci di farlo aspettare”, dice al Foglio Alfonsina Russo, direttrice del Parco. La gara, indetta un anno fa da Consip è stata sospesa l'11 settembre. Cinque giorni dopo è stato pubblicato l’ottavo avviso di rettifica, che proroga di nuovo la data di presentazione delle offerte. La prima scadenza era il 27 gennaio 2020, ora si va all'11 marzo 2021. Tempo buttato. “Ma siamo ottimisti”, dice Russo, “e fiduciosi che le sentenze saranno a nostro favore”.

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Sembra il giorno della marmotta, invece è il bando del Colosseo. La gara per la gestione dei servizi museali del Parco archeologico – anfiteatro Flavio, Foro romano-Palatino e Domus aurea – vive da anni in una proroga continua. L'ultimo rinvio di questo ghiottissimo boccone (quasi 600 milioni di euro in cinque anni) è solo di qualche settimana fa. “Follie del sistema italiano. Il Colosseo ce l'abbiamo solo noi, non possiamo permetterci di farlo aspettare”, dice al Foglio Alfonsina Russo, direttrice del Parco. La gara, indetta un anno fa da Consip è stata sospesa l'11 settembre. Cinque giorni dopo è stato pubblicato l’ottavo avviso di rettifica, che proroga di nuovo la data di presentazione delle offerte. La prima scadenza era il 27 gennaio 2020, ora si va all'11 marzo 2021. Tempo buttato. “Ma siamo ottimisti”, dice Russo, “e fiduciosi che le sentenze saranno a nostro favore”.

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La direttrice si riferisce a due ricorsi ai quali, nei prossimi mesi, dovrà rispondere la giustizia amministrativa e che in parte sono all'origine dei rallentamenti nel processo di assegnazione. Insieme alla pandemia, naturalmente. Ma andiamo con ordine. E’ rotondo come la pizza e certo più famoso del mandolino. E’ lì da duemila anni, ha visto gladiatori e torpedoni, è finito in film e palle di vetro con la neve. Nel 2019, sulla base dei dati di TripAdvisor, il Colosseo si è riconfermato l’attrazione più popolare al mondo. Con i suoi 7,5 milioni di visitatori l'anno è anche il monumento più remunerativo per le imprese che ne gestiscono i servizi. Eppure dal 1997 biglietteria e guide, bookshop e mostre sono affidate allo stesso concessionario, un'associazione temporanea d’intesa composta da Mondadori Electa (della famiglia Berlusconi) e da CoopCulture (Legacoop).

  

Un “Nazareno” del parco archeologico, ancora in piedi dopo la proroga del 2009 e dopo due gare bandite e non concluse nel 2010 e nel 2017. Una storia di ordinaria burocrazia. “Ma da quando è nato il Parco, nel 2018, ci siamo dati subito da fare. E’ stato un lavoraccio, ma a fine ottobre scorso il bando era pronto”. E poi che cosa è successo? In sintesi: il 21 ottobre 2019 Consip – la centrale della pa che ha la missione di ottimizzarne gli acquisti e su cui dovrebbe essere rinnovato il sottobosco di concessioni museali – bandisce la gara. Due lotti, da 593 milioni di euro totali, stimati sui flussi di visitatori degli anni precedenti. Il vincitore si aggiudica la concessione, per cinque anni, dei servizi museali del Parco archeologico. Il primo lotto (564 milioni) riguarda i servizi di biglietteria, informazioni, accoglienza e assistenza, il secondo (quasi 29 milioni) quelli di editoria e merchandising. Le offerte vanno presentate il 27 gennaio 2020. Ma la pandemia spariglia le carte. Se prima della pandemia il Colosseo poteva contenere 3.000 persone alla volta, da giugno possono entrare solo gruppi di 14 visitatori ogni 15 minuti. I biglietti vanno acquistati online, bisogna indossare mascherine, misurare la temperatura e tenersi a un metro di distanza.

  

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Che cosa fa Consip? Invece di prendere atto che le previsioni sono diventate illogiche a causa dell'epidemia, rinvia la gara. Per sette volte. A luglio il Consiglio di stato la sospende per profili di legittimità. La violazione? Per legge il servizio di biglietteria non può essere quello prevalente (in termini di valore) della concessione, come invece avveniva nel bando, anche perché ciò comportava un sovradimensionamento dei costi di partecipazione: poiché gli incassi stimati erano oltre i 500 milioni di euro, la garanzia avrebbe avuto costi esorbitanti (nell’ordine dei 50 milioni di euro in caso di aggiudicazione). Il decreto Semplificazioni ci mette una pezza e permette a Consip di salvare le gare, sminando le sentenze di Palazzo Spada: ora anche i servizi aggiuntivi possono essere affidati in appalto e l’affidamento integrato della biglietteria può avvenire anche nel caso in cui questa abbia un valore superiore agli altri servizi.

 

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“E’ un cambio radicale nell’approccio culturale”, sostiene Russo. “Spero che la giustizia amministrativa ne tenga conto. Se invece deciderà che il decreto non è retroattivo dovremmo riscrivere la gara: si perderebbero altri mesi, ma il grosso del lavoro è già fatto”. L’anno scorso il Mibact ha affidato a Consip la gestione dei bandi di gare per i servizi ai visitatori nei 32 istituti autonomi e nei 17 poli regionali. E’ interessante allora che questo 14 settembre sia stata pubblicata una nuova gara, da venti milioni e mezzo, per l’affidamento in concessione dei servizi di Villa Adriana e Villa d’Este a Tivoli. E per la prima volta il bando non è arrivato da Consip ma direttamente dal sito museale (con l’espediente di fare un affidamento da due anni più due invece di cinque). Un depotenziamento di Consip o una sua sconfessione a livello politico?

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