Virginia Raggi nei giorni scorsi è andata in America. Non una vacanza a New York o sul lungomare di Miami. Nessuna trasferta per seguire dal vivo il dibattito Trump-Biden. La sindaca è stata in una sala di palazzo Margherita, la sede di via Veneto che ospita l’ambasciata americana in Italia. Location a stelle strisce, ma sulle mappe capitoline. Non per incontrare l’ambasciatore statunitense Lewis Eisenberg comunque. La prima cittadina in gran segreto ha visto per la prima volta un altro americano, il nuovo presidente dell’As Roma Dan Friedkin accompagnato per l’occasione dal figlio, il vicepresidente del club, Ryan Friedkin. Il primo incontro dopo l’acquisto della società giallorossa. Sullo sfondo il nuovo stadio a Tor di Valle.

Virginia Raggi nei giorni scorsi è andata in America. Non una vacanza a New York o sul lungomare di Miami. Nessuna trasferta per seguire dal vivo il dibattito Trump-Biden. La sindaca è stata in una sala di palazzo Margherita, la sede di via Veneto che ospita l’ambasciata americana in Italia. Location a stelle strisce, ma sulle mappe capitoline. Non per incontrare l’ambasciatore statunitense Lewis Eisenberg comunque. La prima cittadina in gran segreto ha visto per la prima volta un altro americano, il nuovo presidente dell’As Roma Dan Friedkin accompagnato per l’occasione dal figlio, il vicepresidente del club, Ryan Friedkin. Il primo incontro dopo l’acquisto della società giallorossa. Sullo sfondo il nuovo stadio a Tor di Valle.

“Non confermo e non smentisco”, rispondeva a chi chiedeva informazioni il portavoce della sindaca Teodoro Fulgione negli ultimi tempi bersaglio, insieme a tutta la comunicazione grillina, delle lamentele sempre più pressanti dei consiglieri e ieri, inaspettatamente, anche del tifo romanista, nei panni di Marione, al secolo Mario Corsi, voce storia di Centro Suono Sport, una delle più ascoltate radio giallorosse. “Fuglione – diceva storpiando volontariamente il nome – può essere che il portavoce di un sindaco non sa se il sindaco era o no da qualche parte? O vale poco come portavoce oppure nasconde qualcosa non si sa perché. Questi non sanno veramente come gestire le notizie, io rimango sbigottito”, sbottava Marione in diretta. E se da un lato su quelle frequenze era tutto un gongolare “Aoh, certo Friedkin riceve in ambasciata… altro che Pallotta che lo trovavi a fare colazione da Canova e poi a dare i pezzi di cornetto ai piccioni a piazza del Popolo”. Dall’altra c’era tutta l’indignazione del romano davanti all’occupante straniero: “Il sindaco un imprenditore privato lo riceve ufficialmente in Campidoglio, in modo trasparente, non così. Siamo noi che concediamo a lui di fare lo stadio mica il contrario… ma se Raggi andasse a villa San Sebastiano da Lotito cosa diremmo?”. E in effetti, il tema è spinoso (e spiega bene le reticenze della comunicazione capitolina).

Perché Virginia Raggi sarebbe andata a un incontro segreto con il nuovo patron della Roma? Perché in ambasciata poi? Che sia stata l’eccessiva reverenza dovuta alla riservatezza del magnate californiano? O forse Friedkin non vuole concedere alla sindaca una photo opportunity da spendere in campagna elettorale senza avere prima la certezza che lo stadio si farà? Oppure il contrario. Forse Raggi non voleva che la sua maggioranza sapesse dell’incontro viste le divisioni sul dossier stadio? Supposizioni. E pensare che proprio nelle stesse ore la maggioranza M5s non riusciva neppure a garantire il numero legale per far lavorare l’Assemblea capitolina. Non un buon segno per il futuro dello stadio. Di certo, dalla risposte dei consiglieri M5s – “Non sapevo nulla”, “Ma è sicuro?”, “Veramente?” – sembrerebbe che tutti fossero all’oscuro dell’incontro.