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Nel Lazio test sierologici per gli arrivi dai paesi dell'est. Ma solo in autobus

Gianluca De Rosa

Paradosso nelle misure di prevenzione predisposte dalla regione: e chi arriva in aereo? Passeggiata tra i bus di Tiburtina

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Roma. Il sole a picco e i 40 gradi fanno temere più per gli improvvisi crolli di pressione, con conseguenti svenimenti, che per il coronavirus. Eppure alla Tibus, stazione dei pullman proprio di fronte allo scalo ferroviario di Roma Tiburtina, tutto è pronto per una nuova ed ennesima iniziativa della Regione per contenere la diffusione del Covid-19 ed evitare una rischiosissima e devastante seconda ondata di epidemia. “Testare, tracciare, trattare”, ripeteva ossessivamente già a maggio l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato, che d’allora come un idraulico alle prese con un sistema troppo complesso di tubature, salta da un punto all’altro per tappare le nuove ed eventuali falle. Ieri mattina anche lui era a Tibus sotto il sole di mezzogiorno. A quell’ora è arrivato il primo pullman da Radauti, cittadina di 30mila abitanti della Moldavia romena.

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Roma. Il sole a picco e i 40 gradi fanno temere più per gli improvvisi crolli di pressione, con conseguenti svenimenti, che per il coronavirus. Eppure alla Tibus, stazione dei pullman proprio di fronte allo scalo ferroviario di Roma Tiburtina, tutto è pronto per una nuova ed ennesima iniziativa della Regione per contenere la diffusione del Covid-19 ed evitare una rischiosissima e devastante seconda ondata di epidemia. “Testare, tracciare, trattare”, ripeteva ossessivamente già a maggio l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato, che d’allora come un idraulico alle prese con un sistema troppo complesso di tubature, salta da un punto all’altro per tappare le nuove ed eventuali falle. Ieri mattina anche lui era a Tibus sotto il sole di mezzogiorno. A quell’ora è arrivato il primo pullman da Radauti, cittadina di 30mila abitanti della Moldavia romena.

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Due giorni fa, infatti, il presidente Nicola Zingaretti ha firmato una nuova ordinanza per sottoporre al test sierologico tutte le persone che in bus arrivano da Romania, Bulgaria e Ucraina. Dopo il problema dei casi d’importazione dal Banglandesh che hanno convinto alcune settimane fa il ministro della Salute Roberto Speranza a chiudere il traffico aereo con il paese asiatico, adesso a preoccupare è l’Europa dell’Est, dove la curva dei contagi sta pericolosamente risalendo e da dove nei giorni scorsi si sono registrati alcuni casi di importazione. Ieri su 34 nuovi casi positivi, 16 erano d’importazione: ancora otto dal Bangladesh, ma anche due dalla Romania e tre dalla Spagna. Parlando a Tibus con i giornalisti, D’Amato ha rassicurato: “Monitoriamo costantemente la curva epidemiologica. Questa è un’altra misura concreta per arginare i possibili casi d’importazione, visto che al momento costituiscono la metà dei contagi totali che si registrano nel Lazio”. La cosa che un po’ stranisce però è che il test sierologico sia effettuato su chi arriva in bus, ma non su chi lo fa in aereo (a cui comunque viene misurata alla partenza e all’arrivo la temperatura corporea). Anche perché, in particolare dalla Romania, molti arrivano via cielo. Dalla Regione chiariscono che i test sono comunque “un di più” perché già il ministero della Salute ha stabilito che chi viene dal paese dell’Est Europa deve sottoporsi a 14 giorni di quarantena domiciliare. “Un obbligo – spiega D’Amato – che vale anche in caso di test sierologico negativo, per chi non sa dove andare sono a disposizione le strutture che la Regione ha offerto sin dalle prime settimane dell’epidemia”.

   

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In ogni caso, come per i presidi speciali per sottoporre la comunità bengalese al tampone, a lavorare ci sono i giovani medici ed infermieri dell’Uscar, l’unità speciale di continuità assistenziale regionale (gli stessi che hanno lavorato anche all’indagine sierologica voluta dalla Regione sulle forze dell’ordine). Ieri alla Tibus, proprio alle spalle degli stalli dove i bus arrivano e partono, erano stati allestiti due gazebi. Due postazione, ciascuna con due medici e un infermiere e l’attrezzatura per i test sierologici rapidi. “Per avere il risultato ci vogliono otto minuti – spiega Chiara Reggiani, giovane medico seduta sotto uno dei due gazebi – si buca il dito per il prelievo capillare, si mette il sangue nel reagente e poi tre gocce vengono depositate sullo stick che viene inserito nel macchinario che dopo poco calcola il risultato, quantitativo e qualitativo, con un’alta affidabilità”.

   

“Nei prossimi giorni – dice Alessandro Falcone, altro giovane dottore – sono previsti centinaia di arrivi e quindi noi siamo attrezzati per questi numeri, ma un po’ la ridotta capienza dei bus, un po’ la paura degli spostamenti, alla fine oggi su due pullman sono arrivate solo poche persone”. In effetti, accaldati ma sani, con visi davvero poco preoccupati, a scendere due dai pullman giunti a Tiburtina alle 12 e alle 14.30 sono stati giusto una decina di passeggeri. Nessuno è risultato positivo al Covid. Alcuni però non hanno voluto fare il test che è su base volontaria. “Dal primo pullman solo i due autisti che poi sono ripartiti dal secondo su 7 persone solo 1 ha fatto il test, ma è anche l’unico che è sceso”, spiega ancora Falcone. Il secondo pullman, infatti, fermava a Roma, ma era diretto in Sicilia e i passeggeri hanno preferito non rischiare. Fare il sierologico significa anche in caso si positività di rimanere bloccati per essere sottoposti al tampone. I numeri dei test, comunque, rischiano di essere minori del previsto. Nei prossimi giorni, con punte più alte nel fine settimana, è previsto l’arrivo di 10 bus, la Regione stima 500 passeggeri, ma visti i flussi di ieri è probabile che le persone davvero sottoposte a test saranno meno.

   

Sempre ieri, intanto, a Latina sono stati sottoposti a test 400 membri della comunità Sikh, solo su dodici sono stati rinvenuti gli anticorpi al Covid-19.

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