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Raggi e quel sonetto rivelatore

Marianna Rizzini

La sfiducia presunta di Grillo verso la sindaca, e le mosse autonome del M5s. Parla Monica Lozzi

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Il mistero del post di Beppe Grillo, quello in cui con un sonetto (non scritto da lui, ma da Franco Ferrari) dice a Virginia Raggi che Roma non la merita, ma lo dice forse proprio per dire (al Pd?) che Roma non merita un secondo mandato della sindaca a Cinque stelle. E il mistero neanche tanto misterioso del perché, per togliersi d’impaccio – visto l’attivismo di Raggi per lanciarsi verso la corsa-bis – il fondatore del M5s abbia dovuto addirittura dare addosso all’elemento scenico di cui mai si pensava avrebbe fatto a meno: il popolo, anche detto, nel sonetto, “gente de fogna”. Tra i due misteri resta il dubbio di come intenda muoversi il M5s in vista del 2021, visto che l’eventuale alleanza (o desistenza) con il Pd non potrebbe non passare – pena la rivolta di gran parte della sempre più esigua base – da un primo turno con candidato proprio, ma visto anche che il Movimento non rinuncia al sogno di trovare una personalità terza che metta d’accordo tutti, Pd compreso (modello Conte?). E però, intanto, i quattro anni di sindacatura Raggi non sono trascorsi senza scosse, nel Movimento romano, già diviso tra seguaci del sindaco, specie a monte della prova dei fatti, e seguaci di Roberta Lombardi. Ma è stato nei municipi, avamposti territoriali in cui la realtà ha assalito prima che al vertice capitolino le velleità, che il malumore contro Raggi ha preso corpo.

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Il mistero del post di Beppe Grillo, quello in cui con un sonetto (non scritto da lui, ma da Franco Ferrari) dice a Virginia Raggi che Roma non la merita, ma lo dice forse proprio per dire (al Pd?) che Roma non merita un secondo mandato della sindaca a Cinque stelle. E il mistero neanche tanto misterioso del perché, per togliersi d’impaccio – visto l’attivismo di Raggi per lanciarsi verso la corsa-bis – il fondatore del M5s abbia dovuto addirittura dare addosso all’elemento scenico di cui mai si pensava avrebbe fatto a meno: il popolo, anche detto, nel sonetto, “gente de fogna”. Tra i due misteri resta il dubbio di come intenda muoversi il M5s in vista del 2021, visto che l’eventuale alleanza (o desistenza) con il Pd non potrebbe non passare – pena la rivolta di gran parte della sempre più esigua base – da un primo turno con candidato proprio, ma visto anche che il Movimento non rinuncia al sogno di trovare una personalità terza che metta d’accordo tutti, Pd compreso (modello Conte?). E però, intanto, i quattro anni di sindacatura Raggi non sono trascorsi senza scosse, nel Movimento romano, già diviso tra seguaci del sindaco, specie a monte della prova dei fatti, e seguaci di Roberta Lombardi. Ma è stato nei municipi, avamposti territoriali in cui la realtà ha assalito prima che al vertice capitolino le velleità, che il malumore contro Raggi ha preso corpo.

 

In particolare nel municipio VII, dove la presidente Monica Lozzi, e non da oggi, ha criticato in sindaco per la “mancanza di condivisione” e per singole scelte (Lozzi ha definito “sconsiderata”, per esempio, quella di nominare delegata del sindaco, al IV municipio, la presidente sfiduciata Roberta Della Casa). E ora Lozzi – che Grillo voglia o non voglia sfiduciare preventivamente Raggi – ribadisce al Foglio di “essere al lavoro con una squadra su tematiche e punti programmatici” proprio in vista del 2021, e “di non escludere di scendere in campo in prima persona”. “Non c’è possibilità di dialogo con il M5s su Roma”, dice Lozzi, che con il M5s è stata eletta e che al sindaco (ma anche ai vertici nazionali) contesta il tradimento dello spirito collegiale del movimento. Dopo l’estate, dunque, la presidente del VII municipio presenterà le sue proposte “a chi vorrà ascoltare”, partendo intanto dal tema del “decentramento amministrativo”, in particolare sulla sovrapposizione di competenze o al contrario sui vuoti tra Campidoglio e municipi, e dai due temi gemelli della mobilità sostenibile e della sicurezza stradale, fino ad arrivare a un ripensamento dei luoghi di incontro nelle periferie. E se da un lato Lozzi rifiuta di criticare il sindaco per la gestione dell’emergenza, dall’altra dice che per nessuno “il Covid deve diventare una scusa per fare meno”. Neanche in altri partiti, verrebbe da dire: la campagna elettorale è partita.

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