La scritta “Vota Garibaldi, Lista 1” cancellata da una squadra dell'ufficio del Decoro Urbano capitolino

Ormai è chiaro. Questi fanno tutto a caso

Marianna Rizzini

Incredibile alla Garbatella. I pulitori del comune cancellano la scritta del 1948 “Vota Garibaldi”. E parte lo scaricabarile

Non fosse un fatto drammaticamente emblematico di (colpevole) inconsapevolezza e sciatteria, potrebbe addirittura sembrare comico, paradossale, incredibile: una squadra del cosiddetto ufficio del Decoro Urbano capitolino, armata della vernice con cui solitamente e letteralmente si mette “una toppa” (non sempre perfetta dal punto di vista cromatico) a muri variamente imbrattati – ha cancellato, nel quartiere Garbatella, come fosse scritta vandalica, una scritta in vernice rossa di grande valore storico, risalente al 1948 (precisamente: “Vota Garibaldi, Lista 1”, testimonianza della campagna elettorale del Fronte Democratico Popolare, con il Partito Comunista e il Partito Socialista presenti in lista unica per le prime elezioni post Assemblea Costituente).

  

  

Nel 2004 la scritta era stata anche fatta restaurare dall’allora presidente del Municipio Massimiliano Smeriglio, poi vicepresidente della Regione Lazio, che ora fa notare la beffa oltre al danno: accanto alla scritta “Vota Garibaldi” c’era una targa, e sulla targa era spiegato tutto: il perché, il quando e il percome del restauro. Ma niente. All’insaputa della storia e del presente, per così dire, ha agìto il “Decoro Urbano” – nome già di per sé altisonante che ora suona un po’ crudele un po’ beffardo, vista l’indecorosa opera di cancellazione muraria che ieri il Campidoglio, dichiarandosi innocente (è sempre colpa degli altri ed è stato “l’errore di un singolo addetto”), ha annunciato di voler riparare, con un altro restauro, in nome del “non abbiamo mai dato disposizioni in tal senso” (ci mancherebbe).

 

Solo che intanto la “toppa” incauta della squadra Decoro s’è fatta simbolo e sigillo del pressapochismo movimentista al governo (della città e non solo): una parte per il tutto, e dunque tutti e due gli anni e mezzo (quasi tre) di improvvisazione e/o malagestione (vedi rifiuti, Ama, Atac, buche, alberi, stadio della Roma) che risaltano in contemporanea per effetto della scritta cancellata da chi “non sa di non sapere”, in assenza, s’immagina, di esperti che, sapendo, potrebbero prevenire incidenti come questo.

  

E così, nella Roma già impantanata – anche dal punto di vista produttivo, a sentire le lamentele degli imprenditori – piomba ora pure il Decoro a farsi più vandalo del vandalo, anche se sempre senza rendersene conto. E pensare che il cittadino, in nome del Decoro, era stato invitato a partecipare e a segnalare brutture via cellulare. Viene in mente la scena del film “Tre uomini e una gamba” in cui la gamba di legno, preziosa scultura, in mano all’uomo ignaro del suo valore, diventa un oggetto che “un falegname può rifare meglio” per molto meno. (E a questo punto si può solo dire “Garibaldi perdonali, perché non sanno quello che fanno”).

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.