Più della Raggi poté Netflix

Fa piacere sapere che anche il M5s si sia accorto che il privato non è il male

Nicola Imberti

Che sia più bello del tristemente noto “Spelacchio” è fin troppo evidente. Facile, si dirà. Anche un’amministrazione inconcludente e caotica come quella guidata da Virginia Raggi è in grado di imparare dai propri disastri. Così nel 2018 Roma avrà un albero di Natale all’altezza della situazione. Uno di quelli che ti aspetti di trovare nella piazza di una grande capitale europea. Forse (ma aspettiamo l’8 dicembre, data in cui verranno accese le luci) persino più bello di quello della “capitale morale”, Milano. E con un moto d’orgoglio campanilistico verrebbe da gridare: “Daje! Stavorta amo vinto noi”.

  

 

Il segreto? Semplice, a occuparsi dell’albero non è stata Raggi, ma Netflix. Un’azienda privata che sa perfettamente il ritorno d’immagine che può arrivare da un investimento del genere. Dopotutto funziona ovunque così. E fa piacere sapere che anche il M5s si sia accorto che il privato non è il male. Certo, serve un comune capace di governare i processi e di attirare e coinvolgere aziende come Netflix. Anzi, vista la situazione di Roma, perché non affidiamo il governo della città a Netflix?

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