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Gialli contro Verdi in Campidoglio

Marianna Rizzini

Roma è il campo di prova generale di future competizioni tra M5s e Lega (il prossimo sindaco?)

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Roma. “Ci prenderemo quel che è nostro anche nella Capitale”: così parlò nel luglio scorso Francesco Zicchieri, coordinatore della Lega Lazio (intesa non in senso calcistico ma come Lega nord-distaccamento laziale), al momento della nascita di un gruppo Lega in Campidoglio, con gran passaggio di uomini e di intenzioni da Fratelli d’Italia al partito di Matteo Salvini (salutavano allora Fdi il consigliere comunale Maurizio Politi e undici consiglieri municipali). E la cosa era parsa una vaga minaccia pendente sulla testa di Virginia Raggi, con quell’allusione a un futuro romano in camicia verde, ma poteva anche (ancora) rientrare nei sogni di mezza estate di un populismo in lotta neanche tanto potenziale con l’altro populismo uguale e contrario – lotta espressa a Roma in modalità palese e nel paese in modalità sommersa, visto il poco tempo trascorso dall’arrivo dei gialloverdi a palazzo Chigi. E invece, a sentire Politi, il sogno-minaccia non è evaporato e lambisce il Campidoglio: avremo un sindaco leghista, è la profezia del consigliere.

   

Non è nulla e non è poco, in questi tempi già cambiati e con le contraddizioni Lega-M5s esplose nell’agosto in cui tra i verdi e i gialli le differenze di tono e linea non riescono più a nascondersi sotto le somiglianze di propaganda. Tanto più che Roberta Lombardi – già sfidante di Nicola Zingaretti alla corsa per la regione Lazio e ora alla testa di una truppa grillina “collaborativa” nella giunta a guida Pd, anche se in controtendenza rispetto allo schema nazionale – dice di essere in attesa (vedi intervista in questa pagina): “Al di là della propaganda, aspetto di vedere la Lega davvero al lavoro”. E dice, Lombardi, di non aver ancora visto uscire “alcun provvedimento degno di nota” dai ministeri guidati dalle Lega: “…Salvini ha scelto di giocare su un campo più semplice…a lui basta tenere cento migranti bloccati su una nave per dare l’idea che la musica è cambiata”.

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E insomma due indizi non fanno una prova, ma Roma pare oggi il campo di allenamento bifronte degli scontri e incontri possibili: e se in regione Lazio il Pd e il M5s non sono (per ora) cane e gatto come in Parlamento, in Comune la Lega e il M5s non sono contrattisti forzati come a Palazzo Chigi. Come finirà? Difficile a dirsi, fatto sta che Raggi si ritrova con la Lega al 10 per cento in città e i neo-salviniani scatenati al grido di “siamo all’opposizione della peggiore amministrazione di sempre”. E il buongiorno si vedeva dal mattino, con Raggi che criticava l’idea di Salvini degli asili nido gratis per i bambini italiani. Poi però i conti devono tornare, motivo per cui il sindaco cerca comunque la sponda di Salvini sui poteri di Roma Capitale, tema oggetto del prossimo incontro con il premier Conte.

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