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Il settembre nero dell'amministrazione Raggi

In un solo mese si giocano tutte le partite: stadio, Atac, acqua. E la procura potrebbe chiedere il rinvio a giudizio di Virginia

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A un certo punto ad agosto Virginia Raggi era sparita, scomparsa dai radar, neanche una parola né una foto. E la sua assenza incombente, queste sue vacanze silenziose verso un’ignota località, questa sua fuga dai problemi di Roma, dalla siccità e dal fallimento di Atac, dalla monnezza e dai gabbiani, dai ratti e dagli avvisi di garanzia, questa sua eremitica ricerca di sé aveva cominciato ad alimentare battute, ironie, sospetti irridenti (ma non del tutto ingiustificati). E se la sindaca non tornasse proprio?, si chiedevano allora i più fantasiosi, e spiritosi. E se facesse come il Papa nel film di Nanni Moretti, se insomma fuggisse? Ce ne accorgeremmo? Forse no.

   
E sembra infatti quasi di vederli, dopo un primo momento di perplessità, e chissà di smarrimento, Grillo e Casaleggio, cioè i compari alla regia, che si guardano negli occhi, dicendo: ma sì, in fondo non cambia nulla, facciamo noi, come d’altra parte abbiamo sempre fatto. E dunque Rocco Casalino continuerebbe a scrivere post su Facebook firmati Raggi, il portavoce Teodoro Fulgione continuerebbe a far esistere una sindaca in 140 caratteri su Twitter (e nelle interviste consegnate per email ai giornali), mentre Luca Bergamo, il vice sindaco, continuerebbe a governare (all’incirca) quell’immobile disastro chiamato Campidoglio.

 

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Adesso siamo a settembre, e dicono che Raggi sia tornata. Dicono. Ma ne siamo sicuri? Con la sua evanescenza persino fisica, Virginia Raggi è infatti un caso forse prima antropologico che politico. Un terribile mese di scadenze e di tagliole attende la sua assenza.

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