Attesa della sentenza del processo Mafia Capitale. Nella foto Virginia Raggi (LaPresse)

Grana giudiziaria per Virginia Raggi

Redazione

Attesa a giorni la decisione dei pm sulla sindaca, e a Livorno si chiudono le indagini su Lemmetti

Non solo l’Atac, la monnezza, la penuria d’acqua, lo stadio e il piano casa (di cui si parla negli articoli qui a fianco e al centro della pagina), settembre è anche il mese delle tagliole giudiziarie per l’amministrazione comunale di Virginia Raggi e del Movimento cinque stelle. Sono infatti attese entro pochi giorni due decisioni destinate inevitabilmente ad avere effetti sul futuro di questa tormentata esperienza di governo in Campidoglio: la procura di Roma chiude le indagini su Raggi per abuso d’ufficio e falso e si appresta pare a chiedere il rinvio a giudizio (per il falso) e l’archiviazione (per l’abuso d’ufficio) in merito alle nomine forse illegittime di Salvatore Romeo e Renato Marra, mentre a Livorno si chiudono le indagini su Gianni Lemmetti, l’assessore livornese al bilancio trasferito a Roma da Grillo e Casaleggio, e indagato, assieme al sindaco Filippo Nogarin, per presunto falso in bilancio, bancarotta fraudolenta e abuso d’ufficio in concorso. L’indagine su Lemmetti riguarda, nello specifico – e non è un dettaglio – il suo lavoro per il salvataggio della Aams, l’azienda dei rifiuti livornese che rischiava il fallimento e che invece la giunta a cinque stelle livornese ha salvato portandola in concordato preventivo. Una manovra tecnica, di bilancio, che Grillo e Casaleggio vorrebbero replicare a Roma con l’Atac. E per questo hanno chiamato Lemmetti in Campidoglio.

 

   

Com’è noto, subito dopo l’avviso di garanzia ricevuto da Raggi, il Movimento cinque stelle aveva modificato il proprio regolamento interno, che prevedeva l’incompatibilità tra l’iscrizione al M5s e un rinvio a giudizio. Dunque un eventuale processo in tribunale a carico di Raggi o di Lemmetti non avrebbe effetti immediati e diretti sulla giunta, Raggi manterrebbe il simbolo a cinque stelle e Lemmetti non sarebbe comunque considerato incompatibile – a rigore di statuto – con il suo incarico amministrativo. Tuttavia è facile immaginare che l’aggrovigliarsi di queste vicende giudiziarie, per la verità piuttosto bagatellari, complicherebbe i già tesi rapporti tra Raggi e una parte dei suoi stessi consiglieri comunali, in quel clima di invidie, dossier, fazioni e correntismi lividi che da ormai due anni è stato ben illuminato dalla stampa e che ogni tanto riemerge, tra i denti, nei sussurri di corridoio, nelle mezze parole di Roberta Lombardi e di Marcello De Vito. Inoltre governare con la spada di Damocle di una possibile condanna in primo grado che determina automaticamente l’espulsione dal M5s – salvo ulteriori torsioni opportunamente garantiste – sarebbe un problema non solo per Raggi, ma anche per Grillo e Casaleggio, che vedrebbero affidato il destino della loro prima esperienza di governo a una lenta cottura giudiziaria.

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