Guido George Lombardi

The Donald in town /1

Chi è Guido George Lombardi, l'amico di Trump

Piercamillo Falasca

Tutta la città in fila per conoscere “er dirimpettaio de Trump”

Qualche mese fa non lo conosceva nessuno, ora in questo caldo maggio romano tutti lo cercano e provano a farselo amico. Lui, per la verità, non si nega, perché la visita di Trump a Roma è l’occasione per affermarsi come principale riferimento di The Donald in Italia. Parliamo di Guido George Lombardi, immobiliarista italiano emigrato negli anni Settanta negli Stati Uniti e amico del magnate americano, uomo di fiducia a cui in campagna elettorale l’allora candidato repubblicano affidò addirittura un pezzo importante della sua attività social. A New York Lombardi occupa un piano della famigerata Trump Tower, tanto che ormai a Roma qualcuno lo chiama “er dirimpettaio de Trump”. Anni fa, chiese all’attuale inquilino della Casa Bianca di interessarsi di un fatto di cronaca italiana, l’omicidio della giovane inglese Meredith Kercher e il processo all’americana Amanda Knox. Donald fiutò l’affare mediatico, si schierò subito tra gli innocentisti e pagò persino parte delle spese legali della Knox. “Poi quella ingrata ha voltato le spalle a Donald, dichiarando il suo sostegno alla Clinton”, racconta spesso Lombardi.

 

In previsione del viaggio in Italia di Trump, George ha fatto le cose in grande stile. E’ sbarcato nella Capitale diversi giorni prima dell’arrivo del presidente e si è praticamente accampato a Via Veneto. Tolta una sortita alla Camera dei Deputati (dove ha partecipato a un convegno sulle elezioni iraniane e ha rimproverato parlamentari e giornalisti di averlo snobbato per anni), Lombardi ha speso gran parte del suo tempo tra l’Hotel Excelsior, il Cafè Doney e l’Harry’s Bar. Tra un aperitivo e un altro, ha ricevuto uno stuolo di politici e imprenditori italiani. Qualche curiosone, sbirciando dietro le siepi, lo ha visto incontrarsi con l’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata e con il senatore di Forza Italia Lucio Malan (a cui, pare, avrebbe riportato il disappunto di Trump per i troppi inviti a New York che Berlusconi, negli anni di Palazzo Chigi, ha declinato). Hanno chiesto udienza a Lombardi anche alcuni rappresentanti del M5S e della Lega. Non è invece avvenuto un incontro a cui Matteo Renzi teneva moltissimo, quello tra Lombardi e Marco Carrai. L’alter ego del segretario del Pd ha provato in ogni modo a stravolgere la propria agenda ma non è riuscito a incrociare le disponibilità di George. Incontro solo rinviato, dicono. Ma l’attenzione di Trump per la comunità ebraica romana è testimoniata dagli incontri che Lombardi ha intrattenuto con l’imprenditore Jonathan Pacifici e con Fabio Perugia, portavoce italiano del World Jewish Forum. Ieri sera, intanto, pare che Lombardi sia stato l’ospite d’onore di una cena casalinga organizzata da Giovanna Deodato e Santo Mario Lolicato, noti anfitrioni di uno dei salottoni romani che hanno ispirato le ambientazioni de La Grande Bellezza.

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