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Adinolfi sbaglia: il problema di Blanco sono i tatuaggi, non la droga

Camillo Langone

Lo spettacolino iconoclasta è stato comunque più piacevole della canzone. Comunque se è drogato, fino a quando non ostenta, sono fatti suoi. Perché puntare il dito? 

Blanco non è drogato, è tatuato. Non ho capito perché il mio fratello in Cristo e maestro Mario Adinolfi ha sollevato, in uno dei suoi millanta tweet, la questione droga riguardo Riccardo Fabbriconi: “Blanco era drogato e ha reagito da drogato a un problema. Fategli l’analisi del capello e saprete a quali sostanze è positivo, di certo più d’una”.

A parte che non ho capito come sia sicuro che Blanco fosse drogato, durante la distruzione dei fiori dell’Ariston. E perché “più d’una” droga? Non ne sarebbe bastata una? Adinolfi ha fatto l’analisi del capello via video? A me lo spettacolino iconoclasta sarebbe pure piaciuto, quantomeno più della canzone, e comunque se Blanco è drogato sono fatti suoi. Fino a quando non se ne vanta, non ostenta, sono fatti suoi. Perché puntare il dito? I grandi tatuaggi esibiti, ecco il fatto grave e pubblico. Per noi uomini biblici è una violazione di Levitico 19,28: “Non vi farete segni di tatuaggio”. Per noi uomini occidentali è una resa a estetiche e culture tribali, primitive, alloctone. Per noi uomini buoni è una malvagia istigazione a tatuarsi rivolta a ragazzi inconsapevoli che rimarranno deturpati per tutta la vita, che si trascineranno fino alla vecchiaia un errore giovanile. Blanco è tatuato. Sia sufficiente dire questo.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).