I Cani di Velasco Vitali

Preghiere

Anche i cani entrano in chiesa in Sicilia, dove il sacro è negletto

Camillo Langone

Le sculture di Velasco infestano la chiesa di San Domenico a Palermo, eppure Gesù era stato chiaro: "Non date le cose sante ai cani" (Matteo7 ,6)

Fuori i cani dal tempio. Come i mercanti. Anzi più dei mercanti perché i mercanti possono essere cristiani mentre i cani no, sono bestie che Gesù (Matteo 7,6) ha esplicitamente escluso dalle chiese: “Non date le cose sante ai cani”. E invece certi preti ospitano i loro botoli in zona altare (ne ho già scritto), e invece i domenicani di Palermo (ne scrivo ora) hanno dato la chiesa di San Domenico a un branco di spaventosi cani scultorei piazzati lì dall’artista Velasco.

In Sicilia il sacro è negletto, vedasi l’arcivescovo cattoprotestante di Catania che ha proibito ai suoi preti di andare in giro vestiti da preti (leggo sul Fatto: “Monsignor Luigi Renna ha bandito pianete, camici con merletti e imposto al suo clero di non indossare la talare fuori dalle chiese”). Ma qui siamo oltre la consueta resa al mondo, siamo al sacrilegio. Secondo gli addetti ai lavori, ossia gli addetti al sacrilegio, i cani in ferro e cemento che infestano le navate e la cappella della Madonna del Rosario “simboleggiano il potere criminale” e sono un omaggio al giudice Falcone. A parte la logica zoppicante (come possono dei cani mafiosi omaggiare un uomo giusto?), lascino in pace Falcone e si convertano a Cristo: colui che ha detto “fuori i maghi, gli immorali, gli omicidi, gli idolatri!” ma innanzitutto “fuori i cani!”.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).