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preghiera

Davide Bregola è lo scrittore della Pietas padana

Camillo Langone

Il suo "Nei luoghi ideali per la camporella" contiene una struggente dichiarazione di poetica: "Quando scrivo la prima cosa che mi chiedo è: 'Questa roba che voglio raccontare è di moda?'. Se la risposta è 'sì' la scarto subito"

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Di “Nei luoghi ideali per la camporella” (Avagliano Editore), raccolta di storie ultrapadane, si legga subito la finale “Nota dell’autore” che è poi Davide Bregola. Contiene una struggente dichiarazione di poetica. “Quando scrivo la prima cosa che mi chiedo è: ‘Questa roba che voglio raccontare è di moda?’. Se la risposta è ‘sì’ la scarto subito. Se invece risulta essere strana, in disuso, in via di estinzione, allora scatta in me la voglia di raccontarla”. E allora si capisce perché l’autore scrive di burattini (“Mi sembra un’attività così obsoleta”), perché gli piacciono i paesini, gli argini, le ferramenta, le giostre, le insegne dei partiti politici spariti, le cartoline, i “bar rimasti uguali identici agli anni 70”… Bregola si muove tra Mantova e Ferrara e la sua capitalina, il baricentro del suo narrare è Sermide, tremila abitanti sulla riva destra del Grande Fiume. E’ lo scrittore della Pietas padana, tanto nostalgico quanto consapevole del presente. Consapevole che i paesi sono postumi: “L’epoca dei luoghi fisici è finita come i soldi”. Consapevole che l’uomo è postumo: “I vivi nessuno li vuole. I morti nessuno li vuole. Si agevolano zombie, disposti a spendere anche i soldi che non hanno”. Tipo quel tizio tanto moderno che (oggi, in Valpadana, in un negozio davanti a me) paga tutto col contactless.

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