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Il caricaturale nichilismo di Cattelan contro la voglia di vivere di Moro

Camillo Langone

Due artisti, entrambi veneti, entrambi coi capelli grigi, ma il primo tumulato nel suo successo, il secondo perennemente giovane siccome sempre aizzato dalla Musa Pittura. Basta osservare il suo ultimo autoritratto

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Come ha scritto Franco Branciaroli, “è più eccitante un negozio di ferramenta di una galleria d’arte”, e il grande attore-autore non aveva ancora visto l’ennesimo impiccato di Maurizio Cattelan… Alla voglia di morire che induce l’artista padovano io oppongo la voglia di vivere che suscita il pittore trevisano Michele Moro. Entrambi veneti, entrambi coi capelli grigi, ma il primo tumulato nel suo successo e il secondo perennemente giovane siccome sempre aizzato dalla Musa Pittura.

 

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Negli stessi giorni dell’Impiccato esposto in un prestigioso cesso di Milano (il nichilismo di Cattelan è caricaturale), Moro ha dato l’ultima pennellata al suo autoritratto, “Questo sono io”: tela autoironica ma senza cinismo, virtuosa ma senza accademismo, in cui campeggia un cinquantenne indomito, inesausto che, bandana, torso nudo e fiore nello slip, si allena per continuare a partecipare alla festa della vita. Un Moro scatenato contro la necrocultura, contro i beghini e i becchini del sistema necrofilo dell’arte: sia il campione di chi non ha nessuna intenzione di suicidarsi per conformarsi.

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