Manifestazione a Roma per la legalizzazione delle droghe leggere (Ansa) 

preghiera

La guerra alla droga non è cosa da conservatori con il senso della misura

Camillo Langone

Un assaggio di Coca Buton, vecchissimo liquore, reperto preproibizionista, "scientificamente preparato con foglie di autentica coca boliviana". Un caffè macchiato avrebbe eccitato di più. La droga è un pericolo sopravvalutato

Io con Mario Adinolfi e Simone Pillon sono d’accordo su tutto (anche sul sodomita sanremese) meno che su un punto: la droga. Per loro è un mostro da combattere strenuamente, per me è un pericolo leggermente sopravvalutato. Sarà l’incompleta conoscenza del fenomeno, saranno le esperienze non troppo significative...

 

Prendiamo l’ultima. Un amico collezionista di liquori mi regala una vecchissima bottiglia di Coca Buton, talmente vecchia da essere, leggo l’etichetta, “scientificamente preparata con foglie di autentica coca boliviana, applicando la formula del Grande Igienista Paolo Mantegazza: dà resistenza al lavoro fisico e mentale, efficace negli stati depressivi”. Io che non mi prendo paura per così poco stappo il reperto preproibizionista e assaggio. È un liquorino verdastro e dolciastro ma presto, spero, farà di me un ottimista e un insonne, capace di scrivere un romanzo in una notte. Bevo un secondo bicchierino e comincio a sbadigliare, ne bevo un terzo e mi si chiudono gli occhi.

 

Nonostante le vantate “doti di energetico efficacissimo” nessun romanzo comincia a fuoriuscire dalle dita e me ne vado a letto pensando che:

1) un caffè macchiato mi avrebbe eccitato molto di più;

2) un conservatore si distingue per il senso della misura, la guerra alla droga per l’assurda sproporzione.

  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).