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In ricordo di Paul Virilio, a un po' di giorni dalla sua morte. Come sarebbe piaciuto a lui

Camillo Langone

Nei libri del più antimarinettiano dei filosofi, contrario alla sincronizzazione delle sensazioni, trovavo il mio pensiero in formule

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Gioia eterna a Paul Virilio (Parigi 1932-2018), figlio di padre italiano, cattolico devoto, il più antimarinettiano dei filosofi. Scrivere di lui fuori sincrono, a un po’ di giorni dalla morte, è molto viriliano (era contrario alla sincronizzazione delle sensazioni, parlava di un “comunismo delle emozioni” da rifuggire in nome della libertà). Nei suoi libri trovavo il mio pensiero in formule.

 

Innanzitutto che “la velocità è guerra” (qui ovviamente senza il significato positivo di “igiene del mondo”). Poi che l’arte sacra non può essere astratta siccome “non c’è cristianesimo senza incarnazione, la religione cristiana è una religione del corpo”. Poi che la tecnica sta organizzando “l’autosterminio di una specie troppo lenta”. Eccetera. Gioia eterna a lui, e a noi, magari, un suo filosofico erede.

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