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Perché sarebbe meglio se Gianni Brera fosse censurato

Camillo Langone

Il Kipling dell’Oceano Padano era razzista, antimeridionale e sessista. Naturalmente era anche omofobo. Andrebbe letto e riletto 

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Sia censurato anche Gianni Brera. Mi sto convincendo che gli autori censurati siano i più necessari e però non credo si debbano leggere solo Kipling, Twain e Matzneff, credo si debba leggere, o rileggere, anche Brera. Sono andato a San Zenone al Po per vedere la sua tomba, dotata di portacenere per chi voglia onorarlo con una fumata di toscano, e tornato a casa ho riaperto “Il Club del Giovedì” (Aragno), raccolta di articoli degli anni Ottanta. E’ solo per ignoranza che non l’hanno ancora inserita nel Nuovo Indice dei Libri Proibiti. Brera era razzista e non tanto perché chiamava “negri” i negri ma perché era molto evidentemente antimeridionale, innanzitutto antinapoletano (applicava il nordismo a ogni territorio, in Sardegna preferiva Sassari). Inoltre era sessista, da giovane si congiunse con “una sorca educata a Parigi” e settantenne scriveva così: “Si sparge la voce che una rorida quindicenne è stata felicemente stuprata, cioè introdotta ad erotica senza sue resistenze particolari”. Naturalmente era omofobo: un principe italiano viene definito “inguaribile ricchione” mentre un ricco americano risulta di “indole frocia”. Sia censurato anche Gianni Brera, il Kipling dell’Oceano Padano.

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