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Peter Handke e il “Canto alla durata”

Camillo Langone
“Animato dalla durata / io sono anche quegli altri / che già prima di me sono stati sul lago di Griffen, / che dopo di me gireranno attorno alla Porte d’Auteuil / e tutti quelli con cui sarò andato / alla Fontaine Sainte-Marie” scrive Peter Handke in “Canto alla durata”, poemetto del 1986 finora in Italia semiclandestino e da oggi facilmente reperibile grazie a Einaudi.
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“Animato dalla durata / io sono anche quegli altri / che già prima di me sono stati sul lago di Griffen, / che dopo di me gireranno attorno alla Porte d’Auteuil / e tutti quelli con cui sarò andato / alla Fontaine Sainte-Marie” scrive Peter Handke in “Canto alla durata”, poemetto del 1986 finora in Italia semiclandestino e da oggi facilmente reperibile grazie a Einaudi. “Sostenuto dalla durata, / io, essere effimero, / porto sulle mie spalle i miei precedessori e i miei successori, / un peso che mi eleva”. Questi versi hanno trent’anni ma potrebbero avere più di due secoli ed essere di Edmund Burke oppure meno di due mesi ed essere di Roger Scruton: l’atemporalità è un elemento della durata. Handke individua la durata nella fedeltà ad alcune persone, ad alcuni oggetti, soprattutto ad alcuni luoghi. Ognuno individui i luoghi della sua durata (io se dovessi dire un lago direi il triste laghetto del Parco Ducale di Parma, se dovessi dire una porta direi il fiero Arco di Augusto a Rimini, se dovessi dire una fontana direi la fontana del Nettuno a Bologna col dio armato di tridente Maserati e le sirene che perpetuamente spruzzano acqua dalle mammelle perpetuamente strizzate: durata rianimante).
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