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L'Africa sa che siamo invasi

Camillo Langone
Veniamo invasi perché siamo alla fine della decadenza e in Africa lo sanno. In “Esplorazioni sulla via Emilia” (Quodlibet) leggo un testo di Irene Russo: a Reggio Emilia vive una donna reggiana che ha imparato la danza del ventre e si è invaghita del sufismo. 
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Veniamo invasi perché siamo alla fine della decadenza e in Africa lo sanno. In “Esplorazioni sulla via Emilia” (Quodlibet) leggo un testo di Irene Russo: a Reggio Emilia vive una donna reggiana che ha imparato la danza del ventre e si è invaghita del sufismo e ha fatto un viaggio in Pakistan e ha preso un nome alloctono e adesso vive in un palazzo della periferia, unica europea (non unica reggiana né unica italiana: unica europea) fra settanta famiglie aliene. L’ex Anna Maria oggi Nura si è sposata con un Amed e il matrimonio è ovviamente e giustamente naufragato, tuttavia nel suo appartamento continua a ospitare la statua del bugiardo dio Anubi. Poi leggo il testo di Paolo Nori, parla di un cantastorie senegalese che è stato a Bologna e una volta rientrato in patria ha scritto una canzone su un fenomeno stranissimo: in Italia ha visto “un sacco di gente che andava in giro legata a un cane”. Veniamo invasi perché sebbene in Africa nessuno legga le antologie Quodlibet certe cose sono difficili da nascondere, certe cose si vengono a sapere.
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