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L’argomento più pericoloso per esprimersi liberamente è quello dei cani

Camillo Langone
Vorrei fare come Hans Magnus Enzensberger, autore delle “Considerazioni del signor Zeta” (Einaudi). Vorrei inventarmi anch’io un personaggio fittizio dietro il quale continuare a esprimermi liberamente.
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Vorrei fare come Hans Magnus Enzensberger, autore delle “Considerazioni del signor Zeta” (Einaudi). Vorrei inventarmi anch’io un personaggio fittizio dietro il quale continuare a esprimermi liberamente. Fingendo che a parlare sia il fantomatico Zeta, lo scrittore tedesco si permette di criticare categorie ipersensibili: gli astronauti, gli internauti, gli atei, i proprietari di cani... Con tono impolitico e svagato dice cose che a me frutterebbero, anzi fruttano, auspici di censura e di morte. Ovviamente l’argomento più pericoloso sono i cani: “Il rumore più brutto che esista in natura è l’eterno latrato di quelle bestie. Mordono, sbavano, perdono il pelo. E poi quell’odore!”. Hans Magnus Zeta non arretra nemmeno davanti ai lavoratori: il dog sitting è “un altro di quei nuovi mestieri superflui con cui persone superflue sono costrette a guadagnarsi da vivere”. Prego per una seconda edizione che analizzi i nuovi fuochi artificiali senza botti, tipo quelli accesi a ferragosto in Darsena: silenziosi per non spaventare quei cani che per tanti milanesi senza figli e senza futuro sono, come dice Zeta, “un surrogato dell’amore”.
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