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Sia lodato il canone

Camillo Langone
Col lettore medio, se guardo ai bestseller, non ho niente da spartire. In classifica non c'è un titolo di narrativa italiana che abbia letto o che abbia voglia di leggere. Idem per la narrativa straniera e la saggistica. I soli due libri altovendenti che ho letto appartengono alla varia e sono quell
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Col lettore medio, se guardo ai bestseller, non ho niente da spartire. In classifica non c'è un titolo di narrativa italiana che abbia letto o che abbia voglia di leggere. Idem per la narrativa straniera e la saggistica. I soli due libri altovendenti che ho letto appartengono alla varia e sono quelli di Marie Kondo e Giulia Enders e questo significa che mi trovo più d'accordo coi non lettori. Oltre che, l'ho scoperto grazie al Corriere, col lettore del Quirinale. Nella lista dei preferiti di Sergio Mattarella ho ritrovato Dostoevskij, Eliot, Silone, Croce, Guardini, Ungaretti... Sono autori da molti anni assenti dal mio comodino eppure non li ho del tutto dimenticati, eppure mi sono ancora utili. E' la potenza del canone. L'insieme dei testi canonici, per quanto discutibile (Silone non è Dostoevskij, certo), è un cemento culturale, fondamento di comunità intellettuali. Un mondo in cui i titoli sono sempre di più e i lettori sempre di meno, e sempre più dediti a interessi letterari sempre più privati, si riduce a una somma di monadi incomunicanti. Senza il canone, un cattolico monarchico e un democristiano repubblicano incontrandosi non avrebbero nulla da dirsi. Sia lodato il canone.
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