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Depardieu, eroe della macellazione domestica

Camillo Langone
Che qualcuno mi giri la mail di Gérard Depardieu. Ho letto la sua autobiografia.
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Che qualcuno mi giri la mail di Gérard Depardieu. Ho letto la sua autobiografia (“E' andata così”, Bompiani) e voglio farlo presidente onorario della mia scuola di macellazione domestica. Il grande attore è un amante del quinto quarto: “Dédé cucinava il polmone, le frattaglie, seguiva una cottura tipo civet, stufandolo nel vino rosso e nel sangue dell’animale, ed emanava un odore straordinario. Lo sentivo dalla strada e correvo in cucina”. Un sovranista e un gastronomo: “Vaffanculo le norme della Cee! Che dicono anche: Vietato mettere la museruola ai vitelli, non bisogna far male agli animali. Benissimo, così te li scordi i vitelli da latte! Senza museruola, il tuo vitellino mangia l’erba e la carne diventa aspra”. E infine, per l’appunto, un macellatore domestico: “Quando sgozzi un montone lo fai e basta. Sgozzare un montone è una bella rottura, dato che ti guarda. Lo prendi per le zampe, e continua a guardarti. Con il maiale è lo stesso, ha paura, urla, bisogna parlargli, calmarlo. E all’ultimo momento: il coltello. A me non fa nessun effetto”. Che eroe, Depardieu! Che qualcuno mi giri la sua mail: ne ho bisogno, l’umanità (la mia scuola di macellazione domestica è una scuola di umanesimo) ne ha bisogno.

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