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Consigli di lettura ai magistrati che accusano Incalza

Camillo Langone
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I magistrati, per diventare magistrati, studiano troppo. Siccome studiano troppo non hanno tempo per leggere dell’altro. Non hanno tempo per viaggiare, non hanno tempo neanche per ragionare: solo per imparare a memoria i codici in vista del concorso. E così succede che ad arrestare imprenditori italiani per tangenti in Congo siano magistrati che non sono mai stati in Congo o che non hanno mai riflettuto su cosa significhi lavorare in Congo. Magistrati che non hanno mai letto Conrad, figuriamoci il mio vecchio amico Alberto Bevilacqua che a Léopoldville si vide offrire un gruppo di bambine: “Le può violentare tutte, se vuole”. Cuore di tenebra, cervelli ottenebrati. Magistrati che non sanno chi sia Femi Kuti e che non l’hanno mai sentito cantare “If you go to Kinshasa / what you find? / vampires / lies and theft / guns and debt”. E così può succedere che un medesimo potere, quello giudiziario, ipotizzi che in Italia per vincere gli appalti si debbano regalare orologi ai figli dei ministri, mentre in Congo sia sufficiente presentare buoni preventivi.
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