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rimpallo di responsabilità

Meloni dice il falso: Conte firmò per il Mes con il favore del Parlamento, non delle tenebre

Luciano Capone

Il 9 dicembre 2020 c'è stato un passaggio parlamentare che ha dato mandato al governo allora in carica di firmare la riforma. In Aula anche l'intervento dell'attuale premier. Ma ricordarlo oggi non conviene a nessuno

Tocca fare l’avvocato d’ufficio dell’Avvocato del popolo, considerato che l’imputato non intende difendersi da un’accusa falsa. Giorgia Meloni, prima alla Camera e poi al Senato, ha accusato Giuseppe Conte di aver firmato il nuovo trattato del Mes “con il favore delle tenebre”, ovvero nascondendolo al Parlamento e agli italiani. “Ricordo – ha detto Meloni – che l’unico mandato parlamentare sulla materia del Mes, nel 2019, impegnava il governo Conte a non ratificare la modifica del trattato”. Aggiungendo poi che l’Italia ha dato con il governo Conte “il suo assenso un giorno dopo essersi dimesso, senza mandato parlamentare, senza che ne avesse il potere, senza dirlo agli italiani”. Al Senato, sventolando un foglio con l’autorizzazione da parte del governo Conte a firmare l’accordo, con tono alterato Meloni ha detto che “dalla storia non si esce: la propaganda si può fare ma poi rimangono i fogli a dimostrare la serietà di chi parla”.

Gli esponenti del M5s, e lo stesso Conte, non hanno articolato una difesa, anche perché avrebbero dovuto rivendicare la firma del nuovo Mes, cosa a cui oggi – par di capire – si oppongono. Ma le affermazioni di Meloni, anche lei in estrema difficoltà sul tema, sono palesemente false. Ci sono “i fogli” a dimostrarlo, come dice la premier. 

L’accordo sulla riforma del Mes, dopo una lunga gestazione, venne trovato dall’Eurogruppo del 30 novembre 2020. Prima di dare andare a Bruxelles, l’allora ministro dell’Economia Roberto Gualtieri informò il Parlamento che l’accordo si sarebbe concluso con la firma del nuovo trattato il 27 gennaio. Prima, però, era necessario un ulteriore passaggio politico: il vertice (Euro summit) dell’11 dicembre con i capi di stato e di governo dell’Eurozona. E prima del Consiglio europeo del 10-11 dicembre 2020 c’è stato il consueto passaggio parlamentare, esattamente come quello concluso ieri da Giorgia Meloni prima del Consiglio europeo di oggi.

E’ in quell’occasione, nel dibattito parlamentare del 9 dicembre 2020, che c’è stato il passaggio parlamentare che ha dato a Giuseppe Conte il mandato di firmare la riforma del Mes. Il premier intervenne alla Camera a proposito dell’accordo sul Mes, dicendo che l’introduzione del backstop bancario previsto dalla riforma era “un obiettivo cardine per il nostro paese”. Vennero approvate due risoluzioni, sia alla Camera (Delrio-Crippa e Magi-Costa) sia al Senato (Licheri-Marcucci e Bonino-Richetti) che impegnavano il presidente del Consiglio “a esprimere il sostegno dell’Italia alla riforma del Mes deliberata dall’Eurogruppo”. Questo Meloni dovrebbe ricordarlo, perché fu autrice di un animato intervento alla Camera contro la firma del nuovo trattato che iniziava così: “Considero gravissimo, presidente Conte, che noi siamo chiamati a dare un mandato al governo circa la modifica del Mes...”. Le risoluzioni dell’opposizione, invece, vennero bocciate. 
  
E’ vero, come dice Meloni, che il governo Conte formalmente firmò il trattato del Mes il giorno dopo le sue dimissioni avvenute il 26 gennaio 2021: ma la data del 27 gennaio era stata decisa all’Eurogruppo del 30 novembre 2020 e il consenso politico dell’Italia era già stato dato all’Euro summit dell’11 dicembre, dopo aver ricevuto il mandato dal Parlamento il 9 dicembre. Tutto alla luce del sole, senza il favore delle tenebre.   
 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali