Foto di Claudio Furlan, via LaPresse 

un altro nome

C'è un caso Sgarbi per FdI. E riguarda la carica di sindaco a Sutri

Simone Canettieri

Per il sottosegretario, assessore, consigliere regionale e prosindaco di Urbino sarebbe l'ennesima responsabilità. Questa volta gli hanno detto: caro Vittorio, mi dispiace, non se ne parla

Già sta sopportando da un bel po’ di mesi di trovarselo assessore comunale (con delega alla Bellezza) a Viterbo, capoluogo di provincia, dove Fratelli d’Italia è all’opposizione. Ma di ricandidarlo sindaco a Sutri, a nome del centrodestra, non ci pensa proprio. Così glielo ha detto: caro Vittorio, mi spiace, non se ne parla, noi punteremo su un altro nome che non è il tuo.

Paolo Trancassini è il coordinatore regionale del partito di Giorgia Meloni. Spetta a lui decidere le alleanze in questa tornata delle amministrative nel Lazio. Il Vittorio in questione è Sgarbi. Politico quasi dannunziano e iperattivo, amante del bello e dell’impossibile. In grado di essere contemporaneamente – ma qualcosa ci sfuggirà di sicuro – sottosegretario alla Cultura del governo Meloni, assessore appunto a Viterbo, consigliere regionale in Lombardia e poi pure prosindaco di Urbino e sindaco uscente di Sutri a caccia del bis.

A queste cariche politico-elettive, il leader del movimento Rinascimento somma anche quelle di commissario per le Arti di Codogno, presidente della Fondazione Ferrara Arte, del Mart di Trento, del Mag di Riva del Garda e della Gipsotheca del Canova. Insomma, ecco Vittorio Sgarbi in purezza. “Il candidato sindaco di Sutri per Fratelli d’Italia è Matteo Amori che a breve andrò a presentare e sostenere di persona nella sua bellissima città”, dice Trancassini sbarrando la porta a Sgarbi.

Dalle parti di FdI sono sicuri che alla fine il critico d’arte farà un passo indietro e abbandonerà l’idea di correre in solitaria nel paesino della Tuscia con il rischio di far vincere il centrosinistra. Sgarbi si è preso qualche giorno di tempo,  prima dell’annuncio. Chi lo conosce sa che è capace di tutto, ma forse questa volta potrebbe rinunciare al sogno della fascia tricolore. Chissà, però.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.