C'è una guerra ai vertici del partito di Giorgia Meloni. Il "caso" Milani, il commissariamento romano, i giovani di mezza età alla riscossa
I fatti parlano, e vedono una Meloni d’Algeria che, dall’alto del patto sul gas, ma a distanza, interviene in basso, sostituendo il coordinatore romano del partito e deputato Massimo Milani, rampelliano di ferro, accusato di aver usato un database di Fratelli d’Italia su Roma per invitare tutti gli iscritti a un evento in favore di due candidati alle Regionali soltanto, rampelliani anch’essi, Fabrizio Ghera e Marika Rotondi. E vedono anche, i fatti, lui, Milani, che medita una risposta netta (che infatti arriverà a sera), sostenuto dagli altri componenti parlamentari dei Gabbiani, la corrente che fa capo al vicepresidente della Camera e pilastro della destra romana Fabio Rampelli, nome non scelto da Meloni tra i ministri del suo governo e neanche, nonostante il radicamento, per la corsa alla Regione, dove invece corre il già presidente della Croce Rossa Francesco Rocca.
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