Il caso

Messina Denaro, Meloni sobria a Palermo e polemica a Roma con le opposizioni

Simone Canettieri

Il blitz della premier in Sicilia e il ritorno a Roma: "Ma quale trattativa? È una vittoria per tutti eccetto per qualcuno". Mantovano al Foglio difende i Ros: "C'è chi semina e chi raccoglie"

 “Non posso non partire”. Giorgia Meloni di prima mattina decide di volare a Palermo. E lo fa in compagnia del sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano, che da ex magistrato non mancò di criticare l’atteggiamento di certi suoi colleghi nella conduzione della famigerata Trattativa stato-mafia.

La premier decide di esserci. Senza però eccedere. Non indossa il giubbotto antiproiettile del Ros. Non si fa immortalare con Matteo Messina Denaro ai ceppi, né con i magistrati che lo hanno arrestato dopo trent’anni di latitanza. La premier sceglie il registro della sobrietà. Insomma niente circo sudamericano, tipo le scene viste ai tempi del governo gialloverde con l’estradizione del terrorista Cesare Battisti. Il governo è Meloni, nel bene e nel male. Matteo Salvini, mentre la premier è in raccoglimento davanti alla stele di Capaci, è a un convegno sulle Olimpiadi. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – che lunedì scorso si era augurato di essere il ministro che avrebbe arrestato il boss – è in Turchia per accordi sui flussi dei migranti. Silvio Berlusconi nel pomeriggio presenterà i candidati di Forza Italia in Lombardia.

La premier incontra, lontana dai riflettori, il capo della procura di Palermo Maurizio De Lucia e l’aggiunto Paolo Guido: “La nazione è fiera di voi”. Poi esce e dichiara: “Proporrò di istituire, oggi 16 gennaio, un giorno di festa per celebrare chi porta avanti la guerra contro la mafia. E’ una festa anche per me che ho iniziato l’avventura che mi ha portato alla presidenza del Consiglio dalle macerie di Via D’Amelio”. Tuttavia appena ritorna a Roma polemizza con le opposizioni.  

L’occasione è un’intervista registrata concessa a Porro (che lei chiama “Nicola”) per “Quarta Repubblica” su Rete 4. E da questa tribuna rivendica la difesa del carcere ostativo e scaccia l’ipotesi di una qualsiasi trattativa: “Su cosa si sarebbe fatta?”. Per tutta la giornata girano su internet le rivelazioni del pentito Salvatore Baiardo a Massimo Giletti, dello scorso 5 novembre, in merito all’esistenza di una trattativa fra lo stato e la mafia proprio per arrivare alla cattura di Messina Denaro: “Le ho sentite e francamente davvero non riesco a capire”, risponde Meloni, che sceglie comunque di andare all’attacco anche in una giornata come questa perché dice di sentirsi attaccata. E quindi alla fine il titolo politico della giornata si poggia su queste parole: “E’ una vittoria che tutto il mondo vede, tranne alcuni dell’opposizione”.

Mantovano, l’unico esponente di Palazzo Chigi ad accompagnarla a Palermo, nell’agosto del 2012 proprio su queste colonne interveniva sulla trattativa ma da un punto di vista tecnico: contestava la scelta di Antonio Ingroia di andare in Guatemala invece di seguire il dibattimento del processo e metteva in risalto la scelta di Paolo Guido (il sostituto procurato che ha condotto le fruttuose  indagini di ieri), di non firmare all’epoca la richiesta di citazione a giudizio.

Oggi Mantovano dice al Foglio: “Viene alla mente il lavoro oscuro svolto nel corso dei decenni da carabinieri e poliziotti. Tanti di loro non ci sono più, a cominciare da Antonio Manganelli, che ha dedicato tanto impegno per questo. C'è chi semina e chi raccoglie, ma il successo è dell'Italia nel suo insieme”

La premier però polemizza con le opposizioni.  E per un giorno si lascia alle spalle le grane dentro la maggioranza. Silvio Berlusconi che chiede più attenzione e che annuncia che la riceverà ad Arcore, la Lega che continua a spingere sull’autonomia. E che oggi, con il ministro Roberto Calderoli, ha convocato di tutta fretta una riunione per presentare un ddl sul ripristino delle province.
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.