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alleanze e tradimenti

Cosa si muove nel centrosinistra dopo l'abbandono di Calenda

Antonia Ferri

Il leader di Azione si è sfilato dalla coalizione con il Pd e l'alleanza tra Sinistra Italiana e Verdi. Adesso rischia la spaccatura con +Europa. Letta, Bonino, Della Vedova, Fratoianni: cosa dicono i principali attori, all'indomani dello strappo

Carlo Calenda ha annunciato ieri pomeriggio che sarebbe uscito dall'alleanza siglata con il Pd, dopo una trattativa che l'aveva premiato. La rottura, secondo il leader, sarebbe stata causata dall'entrata nella coalizione di Sinistra italiana e dei Verdi. Ma il loro ingresso era già chiarito da tempo e gli altri leader non sono in grado di spiegare la decisione. Primi fra tutti, Benedetto Della Vedova ed Emma Bonino, di +Europa, intenzionati a rispettare i patti e correre ancora insieme a Enrico Letta nelle elezioni del prossimo 25 settembre.

 

Intervistati, rispettivamente dal Corriere e da Repubblica, Della Vedova e Bonino si dicono entrambi colpiti e stupiti dalla scelta improvvisa di Calenda e sono pronti a mantenere la parola data e rompere quindi l'alleanza con Azione. “Sono personalmente dispiaciuta e politicamente incredula. […] Cosa sia successo dopo (la firma del patto, ndr) di così stravolgente, non lo so. Non lo comprendo” ha dichiarato Bonino. Mentre, alla domanda su cosa sia successo all'interno del suo perimetro, il segretario di +Europa risponde “non so”, e poi: “È evidente che ha avuto un ripensamento”.

 

Allo stesso modo Enrico Letta evidenzia il personalismo del leader centrista e in un'intervista a La Stampa dice di non avere capito le ragioni dello strappo. “Non credo che siano facilmente comprensibili, ma mi sento di poter dire che Calenda può stare, secondo quello che lui stesso ha detto, solo in un partito che guida lui, in una coalizione di cui è il sol leader e in cui non ci sia nessun altro”.

 

  

Un ripensamento, insomma. Ma le condizioni dell'alleanza erano già chiarite. “Era noto a tutti, e quindi anche ad Azione, che il segretario del Pd aveva intese anche con Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli dei Verdi e con Luigi Di Maio e Bruno Tabacci”, ha detto Bonino. Le presenze degli ex del M5s e della sinistra non erano un mistero, ed erano già previste durante le trattative. “Abbiamo raggiunto un patto che comprendeva anche altri contraenti. Nel documento c'era scritto che ci sarebbero state altre intese e avevamo chiarito che sarebbero state obbligate dalla legge elettorale, portando elementi di convergenza soprattutto di natura istituzionale. Per questo lo avevo chiamato 'patto per la Costituzione'”. Così Letta risponde per chiarire ogni dubbio in merito alla trasparenza dell'accordo. A sinistra, Nicola Fratoianni non registra niente di nuovo: “Per quello che ci riguarda non è cambiato nulla. C’è una campagna elettorale difficile da attraversare con passione. Certo, però, che è mutato per l’ennesima volta il quadro politico”, afferma a Repubblica.

 

Sinistra italiana ha votato 55 volte contro la fiducia al governo Draghi. Questo non poteva che porre Azione su un altro binario rispetto alla forza di sinistra, allo stesso tempo, viene da domandarsi perché il Partito democratico voglia stringere un'intesa con chi sostiene da sempre la propria contrarietà alla cosiddetta “agenda Draghi”, ma neghi totalmente un'apertura al Movimento 5 stelle. In merito, il segretario di Si non si mantiene ambiguo: “La mia posizione su una possibile apertura ai Cinque stelle è nota. Ho detto più volte che sarebbe stato auspicabile il massimo allargamento possibile”. Mentre il leader dei dem chiude definitivamente all'ipotesi: “Gli accordi sono chiusi, da oggi ognuno farà la sua corsa”.

  

A tirare le somme è lo stesso Enrico Letta, che, in merito alla fiducia accordata ad Azione, ammette: "Col senno di poi sono stato troppo ingenuo".

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