Il caso

Il piano di Salvini per andare a Mosca non decolla. Il leader della Lega è isolato

Ruggiero Montenegro

In Russia apprezzano l'iniziativa del Carroccio, dice Antonio Capuano, che ha organizzato il viaggio. Ma in Italia le forze politiche e persino il Vaticano ne prendono le distanze

Il viaggio di Salvini, che sembrava in programma già ieri, è stato congelato, rinviato. Forse cancellato. L'iniziativa di andare a Mosca non ha riscosso l'entusiasmo sperato, si fa per dire, né a Palazzo Chigi, né tra le stanze della Lega. Meglio lasciar perdere per adesso. Nessuna dichiarazione, nessuna nota affidata alle agenzie – come si fa in questi casi – dai pezzi grossi del Carroccio, che anzi si smarcano. Il ministro Giorgetti non ne sa nulla e altrettanto Lorenzo Fontana, che del partito è il responsabile esteri.

Così il leader leghista resta al palo, isolato dai suoi. E a parlare allora è l'ideologo del tour moscovita Antonio Capuano, avvocato ed ex deputato di Forza Italia, ma anche esperto di politica estera e consulente di ambasciate. Ed è proprio nel corso di un incontro diplomatico che pare sia scoccata l'intesa con Matteo Salvini, con cui collabora “a titolo gratuito”, chiarisce. Una sorta di spin doctor, un nuovo Morisi, chissà. Ma intanto, intervistato dalla Stampa – e da almeno altri tre quotidiani – prova a spiegare il piano di pace di via Bellerio. “Quattro punti: individuare una sede neutrale per i negoziati. Italia, Francia e Germania come garanti. Cessate il fuoco e il viaggio nelle zone interessate di un’altissima personalità”.

Questione di metodo, più che di contenuti. Un piano che in Russia, secondo Capuano, “è stato ritenuto meritevole”. Al contrario di quanto successo in Italia, dalla maggioranza all'opposizione, dove le critiche al segretario della Lega non sono state certo risparmiate.

E non solo dalla politica, ma pure in Vaticano. “Credo sia necessario accordarsi il più possibile nelle iniziative, perché altrimenti rischiano di essere retoriche, rischiano di essere fatte solo per far vedere che si fa qualcosa, cosa che non è molto intelligente”, ha detto ieri Matteo Zuppi. Per il nuovo presidente della Conferenza Episcopale la visita non sarebbe stata opportuna. Con il sospetto che quella di Salvini sia stata solo una trovata di propaganda, un'inziativa a uso elettorale mentre i consensi all'interno del centrodestra vanno sempre più verso Fratelli d'Italia.

Eppure, ha spiegato ancora il consulente, a Mosca non vedevano l'ora di accogliere il segretario del Caroccio. Putin era a conoscenza dell'iniziativa, anche se Capuano non ha rivelato se l'intercutore di Salvini sarebbe stato proprio il presidente russo - “non lo posso dire” – pur assicurando che il colloquio avrebbe interessato “la prima fila” della leadership russa. Il programma del viaggio prevedeva di ottenere l'ok di Mosca e solo allora Salvini si sarebbe recato a Palazzo Chigi, per ottenere il sostegno istituzionale necessario e attivare così la diplomazia dei governi.

Un modo di procedere un po' originale per gestire una crisi internazionale, poco apprezzato anche dal governo, per usare un eufemismo. A Mosca è andate meglio. “Ben venga uno come lui”, ha detto al Corriere il politologo Sergei Markov che di Putin è stato consigliere tra il 2011 e il 2019, un passato da deputato della Duma e un presente da direttore dell'Istituto di ricerche politiche della capitale russa. “Esiste una possibilità che venga ricevuto da Putin”, sostiene l'esperto, che spiega: “In fondo, è il capo di un partito alleato. Più probabile sarebbe un colloquio con Sergey Lavrov. Ancora più probabile, quasi certo, un incontro con lo speaker della Duma. Insomma, contatti a livello parlamentare proprio per via di questa vicinanza”

Nelle prossime ore dovrebbero arrivare ulteriori chiarimenti da parte Salvini, che nel frattempo ha lasciato che fosse il suo consulente a spiegare. Ma il dubbio che si tratti prima di tutto propaganda non è stato fugato. “Questo elemento c’è sempre. Qualunque esponente di partito che intraprende un progetto del genere pensa anche e soprattutto al suo capitale politico, alle sue posizioni interne”, conferma il politologo russo. 

 

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