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editoriali

Il patto anti inciucio è una boiata pazzesca

Redazione

Ecco perché, al di là delle dichiarazioni di principio, neppure Meloni può escludere un accordo con i suoi avversari

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Giorgia Meloni chiede agli alleati di centrodestra una solenne dichiarazione pubblica, prima delle elezioni, in cui si esclude ogni possibilità di alleanza con chi sta “nell’altra metà campo”. La otterrà senz’altro, ma non servirà a nulla. Tutte le coalizioni quando si presentano all’elettorato esibiscono una sicura autosufficienza: è capitato così alla vigilia di tutte le ultime elezioni, e poi è andata a finire in tutt’altro modo. In primo luogo bisogna ottenere la maggioranza nei due rami del Parlamento: nelle ultime elezioni non è accaduto e così il partito di maggioranza relativa, i 5 stelle, ha partecipato a tre governi con maggioranze diverse, l’ultima decisa dal capo dello stato. Anche nei casi in cui Silvio Berlusconi o Romano Prodi avevano attenuto la maggioranza, questa si è sfarinata nel corso della legislatura, per non parlare della legislatura dominata dagli ondeggiamenti di Matteo Renzi.

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Giorgia Meloni chiede agli alleati di centrodestra una solenne dichiarazione pubblica, prima delle elezioni, in cui si esclude ogni possibilità di alleanza con chi sta “nell’altra metà campo”. La otterrà senz’altro, ma non servirà a nulla. Tutte le coalizioni quando si presentano all’elettorato esibiscono una sicura autosufficienza: è capitato così alla vigilia di tutte le ultime elezioni, e poi è andata a finire in tutt’altro modo. In primo luogo bisogna ottenere la maggioranza nei due rami del Parlamento: nelle ultime elezioni non è accaduto e così il partito di maggioranza relativa, i 5 stelle, ha partecipato a tre governi con maggioranze diverse, l’ultima decisa dal capo dello stato. Anche nei casi in cui Silvio Berlusconi o Romano Prodi avevano attenuto la maggioranza, questa si è sfarinata nel corso della legislatura, per non parlare della legislatura dominata dagli ondeggiamenti di Matteo Renzi.

Le coalizioni forzose vengono costruite su programmi generici ma poi si confrontano con gli avvenimenti, che naturalmente non sono prevedibili in anticipo. Questa legislatura è stata dominata da problemi, prima sanitari, poi internazionali che hanno scombussolato gli equilibri e le alleanze. Nessuno può ingessare con un imparaticcio programmatico la legislatura prossima: per questo sarebbe stato meglio che le diverse formazioni si presentassero con la loro identità, ovviamente con rapporti preferenziali ma non vincolanti, con un sistema elettorale proporzionale. Matteo Salvini non ha voluto percorrere questa strada, quindi accetterà il diktat della Meloni, ma questo finirà per nuocergli, esponendolo alle accuse di inciucio ogni volta che cercherà di dialogare con qualcuno al di fuori del recinto del centrodestra, e lo stesso a maggior ragione vale per Forza Italia e i cespugli centristi. Meloni ha vinto? A parole vincerà, poi per lei come per tutti conterà il modo di affrontare la realtà, che non si fa ingabbiare in alcun giuramento preventivo.  

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