Caos nel M5s. Conte sperimenta un nuovo simbolo. Arriva "Territori in Movimento"

Valerio Valentini

Dopo lo stop del tribunale partenopeo, i grillini pronti a usare un nuovo logo per la città metropolitana di Napoli. Il messaggio di Taverna e Lombardi: "Ci sono troppe incognite giuridiche. Liste a rischio". E ora anche sulle amministrative ci sono incognite: da Verona a Genova, fino in Sicilia

C’è il profilo stilizzato di un arco, un sole che sorge, tre foglie verdi a indicare lo zelo ambientalista, e le cinque stelle di prammatica: tutto racchiuso dal solito cerchio rosso, e in alto la scritta: “Territori in Movimento”. Eccolo, il nuovo simbolo del M5s, che debutterà alle elezioni provinciali di Napoli. “So che non è un capolavoro, ma ho dovuto realizzarlo in tutta fretta”, dice Antonio Caso, consigliere comunale a Pozzuoli. E del resto alla decisione ci si è arrivati in preda all’ansia di chi teme di mancare la scadenza. Ordini da Roma: arrivati direttamente dal sancta sanctorum grillino. Perché Giuseppe Conte, nel pantano della baruffa giudiziaria che lo ha investito, ora si muove sulle uova: “Meglio evitare ulteriori grane. Usiamo un altro simbolo”. 

La decisione è stata presa col riserbo del caso. E’ stata cioè Paola Taverna, su mandato diretto del presidente del M5s di cui lei è vice, a concordarla con Roberta Lombardi, assessore laziale e responsabile del comitato Enti locali. Ed è in virtù di questa sua carica che martedì sera ha convocato una videocall con tutti i consiglieri comunali della città metropolitana partenopea. “E ci ha spiegato che, in virtù della sospensiva disposta dal tribunale di Napoli – ci racconta Antonio Caso, che era presente all’incontro – c’erano grosse incognite sulla titolarità giuridica del simbolo del M5s”. Quello con cui da sempre il Movimento si presenta alle elezioni di ogni tipo. Quella utilizzato, infatti, anche nell’ultima tornata delle provinciali di dicembre, quelle che ha coinvolto anche la città metropolitana di Roma. Solo che stavolta c’è una grana in più, e anche grossa: perché nessuno, da Conte in giù, sa bene come potrebbe evolvere la controversia legale in corso a Napoli. E per questo la Lombardi è stata esplicita: “La scelta sul simbolo resta vostra, ma non possiamo escludere che poi tutto venga invalidato”.

Ed è qui che è partita la corsa contro il tempo. Perché le elezioni per il rinnovo del consiglio della città metropolitana, votazioni di secondo livello che non coinvolgono direttamente gli elettori ma i membri dei consigli comunali e i sindaci del territorio, sono fissate per il 13 marzo. Ma le scartoffie burocratiche, con simboli e liste, vanno depositate tra domenica e lunedì prossimi. “Per questo ho dovuto mettermi a lavoro di notte, realizzare il simbolo senza troppa attenzione ai dettagli”, racconta Caso, rivendicando senza troppo orgoglio la paternità del logo. “Avevamo già compilato i moduli: ma siccome c’era il vecchio contrassegno, abbiamo dovuto stracciarli e metterci a raccogliere di nuovo le 78 firme necessarie per depositare le liste”. Con la consapevolezza, peraltro, che l’incertezza non è detto che finisca qui. “A maggio si vota proprio nel mio comune, a Pozzuoli”, prosegue Caso. “E ho chiesto rassicurazioni sul fatto che potremo correre col nostro simbolo classico. Mi è stato detto che non si sa ancora, che forse dovremo rispolverare un altro logo, quello con la scritta ‘2050’ pensato da Conte mesi fa”. 

Si vedrà. Nel frattempo, le incognite che gravitano sul destino del Movimento rallentano un po’ dovunque la macchina organizzativa in vista delle comunali che verranno. Perché il caos giuridico esaspera una disaffezione che sul territorio è evidente, tra gli attivisti, e si rivela in una diserzione generale. E così a Verona, dove il M5s ha deciso di stare nel centrosinistra, i responsabili locali hanno dovuto chiedere asilo al candidato sindaco Damiano Tommasi perché ospitasse alcuni loro portavoce, impossibilitati altrimenti a creare una lista. Discorso analogo in molti comuni della Toscana. E perfino a Genova, che è la città di Beppe Grillo, si fa fatica a trovare attivisti da mettere in lista nei municipi. 

Non che al sud vada granché meglio, se è vero che Alfonso Bonafede, ai deputati siciliani che lo incalzavano chiedendogli lumi sulle strategie da attuare per Palermo e per le regionali, ha predicato cautela: “Prima cerchiamo di capire come va a finire il ricorso di Conte al tribunale di Napoli”. Che poi è la stessa laconica risposta che Michele Gubitosa, altro visconte a cinque stelle, ha offerto ai deputati calabresi in ansia per la sfida a Catanzaro: “Portate pazienza”. 

Devono portarla anche nel Pd, dove attendono ancora di capire le intenzioni di Conte, e il suo spazio di manovra, in vista delle amministrative. A Napoli, ad esempio, si è tentato fino all’ultimo di creare delle liste congiunte per la città metropolitana. Poi, anche in virtù del caos generale nel M5s, i grillini si sono sfilati. “Ed è stato un peccato”, ci dice il segretario locale del Pd, Marco Sarracino. “Ma spero che l’alleanza si confermi salda in vista del voto nei tanti comuni del napoletano chiamati alle urne in primavera”. Tribunale permettendo, ovviamente. E chissà con quale simbolo.

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.