L'intervista

"La riforma Cartabia rischia di rafforzare il correntismo. Per il Csm meglio il sorteggio". Parla Ardita

"Non ho nulla contro i magistrati che intendono fare politica, ma non vedo per loro un futuro credibile con la toga”

Carmelo Caruso

Intervista al membro del Csm e fondatore di Autonomia e indipendenza: "Mi auguro che comunque vada nessuno proroghi la durata di questo Consiglio superiore. C'è il pericolo che la riforma finisca nella palude parlamentare"

Quello che sta per dire lo dice un membro del Csm. E’ Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto di Catania e fondatore della corrente Autonomia e indipendenza. Le domande e le risposte, prima in breve. La riforma del Csm finirà nella palude parlamentare? “Qualunque cosa accada mi auguro che a nessuno venga in mente di prorogare questo Csm”. La proposta della ministra Cartabia? “Riduce l’ampiezza dei collegi e mantiene il sistema uninominale. Farebbe scomparire ogni minoranza e dare ancora più forza alle correnti che cerca di avversare. Si rischia di sbagliare”. L’ipotesi del sorteggio per il Csm? “L’ unico sistema che nell’immediato può scalzare il sistema delle correnti”. E ora le risposte, ma articolate. Dunque, caro Ardita, abbiamo visto proprio tutto o la crisi della magistratura deve essere ulteriormente raccontata? “Credo che ancora sia presto per tracciare un quadro definitivo. Ma bisogna distinguere. Una cosa è la crisi della giustizia, che riguarda in gran parte l’incapacità della politica di procedere con riforme efficaci e risolutive, un’altra è la crisi della magistratura intesa nel suo complesso come potere dello stato e che riguarda in modo essenziale l’autogoverno e la rappresentanza”. Cosa è la corrente? Quando è diventata cordata? Perché è ritenuta ancora necessaria? “Esiste tra i magistrati una élite organizzata politicamente e capace di ottenere il consenso per esprimere la componente nell’organo di governo che è il Csm.  Se possiamo dirla tutta l’egemonia delle correnti non solo non giova ai magistrati, ma li indebolisce ancor di più”. Perché è un fenomeno inestinguibile? “La stragrande parte dei magistrati detesta la logica di appartenenza e si affida a quei pochi che intendono proporsi per l’autogoverno, ma è stanca di essere considerata come una sorta di contropotere rispetto al potere politico”.

 

Nel Cdm di venerdì, il governo avrebbe intenzione di presentare gli emendamenti di riforma del Csm. Draghi ce la farà? “È difficile prevedere ciò che accadrà”. Che tipo di riforma è? “Politicamente scomoda. L’attuale sistema maggioritario nazionale – anche se non prevede liste di correnti – non garantisce di liberarsi dal loro predominio. Tuttavia la vastità del collegio potrebbe consentire anche a realtà minoritarie di avere qualche piccola rappresentanza e di contrapporsi all’egemonia delle correnti più forti”. Cosa non funziona della proposta Cartabia? “Riduce l’ampiezza dei collegi mantenendo il sistema uninominale. Di fatto porterebbe a un sistema bipolare e farebbe scomparire ogni minoranza”. Quindi l’alternativa? “Il sistema proporzionale con voti di lista, che salvaguarderebbe anche le minoranze ma sul piano simbolico rappresenterebbe un ritorno al passato”. Insomma, il pericolo? “Direi il dilemma: peggiorare il sistema dando ancor più forza alle correnti sul presupposto dichiarato di avversarle;  o dare spazio alle minoranze, ma ritornando alle liste dei gruppi? Si rischia di sbagliare”.

Lei del sorteggio cosa ne pensa? “Che sarebbe l’unico sistema capace di scalzare nell’immediato il sistema delle correnti. Se non proprio un modello definitivo potrebbe almeno rappresentare una sorta di “governo tecnico” provvisorio”.  Chi sono quelli che lo avversano? “Tutti i poteri forti”. E perché? “Perché non sarebbe un Csm  controllabile. Forse potrebbe garantire finalmente l’autonomia e l’indipendenza dei singoli magistrati. Non piace né ai poteri interni, né a quelli esterni alla magistratura, e dunque non si farà”. Altro tema oggetto della riforma: i magistrati fuori ruolo. Si può davvero rinunciare? “Ci sono settori nei quali l’impiego dei magistrati è indispensabile. Per esempio per scrivere le leggi, non nel senso di determinarne il merito ma di assicurare una forma chiara leggibile e coordinata con precedenti disposizioni”. Si ripete mai più “casi Maresca”. E’ d’accordo sul fermare “le porte girevoli”? “Le porte girevoli danno ai cittadini una pessima idea della giustizia. Non ho nulla contro i magistrati che intendono fare politica, ma non vedo per loro un futuro credibile con la toga”. Lei non è mai stato tentato dal fare politica? “Non sono mai stato tentato dalla politica proprio perché la considero una scelta senza ritorno e ho desiderato continuare a fare il magistrato”. Infine. La scelta di parlamentarizzare la riforma ci porterà alla palude parlamentare o ci farà raggiungere una soluzione? "Non conosco le dinamiche parlamentari, ma avverto dalla sua domanda che evidentemente il rischio c’è. Qualunque cosa accada mi auguro solo che si decida in fretta e a nessuno venga in mente di prorogare la durata di questo Csm”.

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio