(foto Ansa)

oltre il colle

L'altro fronte di Draghi è l'Ucraina

Luca Roberto

Immerso nelle trattative per il Quirinale, il premier si trova a dover gestire la crisi tra la Russia e la Nato. Uno scenario che potrebbe congelare la situazione e favorire il Mattarella bis. Intanto il Pd boccia la candidatura di Frattini: troppo filorusso

Matteo Salvini, Enrico Letta, Giuseppe Conte. Ma anche Joe Biden, Emmanuel Macron, Ursula Von der Leyen, Boris Johnson e Jan Stoltenberg. La giornata di Mario Draghi ieri è stata questo lungo susseguirsi di colloqui, informali e ufficiali. Da una parte la serie di fitte interlocuzioni con cui il premier ha tentato di accreditare la propria candidatura per il Quirinale, stretto com'è in una tenaglia in cui i partiti lo vorrebbero intrappolare. Dall'altra, il ruolo che il governo italiano deve offrire in questa fase instabile in cui, ai confini dell'Ucraina, si gioca una parte della tenuta dell'Alleanza atlantica.

Così se a primo pomeriggio, tornato di tutta fretta da Città della Pieve, il presidente del Consiglio si è tuffato nelle beghe delle forze politiche, profilando un disegno con i vari leader che tenga conto delle sorti del prossimo governo, alla sera si è trovato in video conferenza con gli alleati per esaminare "l’andamento della crisi ai confini dell’Ucraina alla luce degli sviluppi sul terreno e degli esiti dei numerosi contatti diplomatici intercorsi sia a livello bilaterale che nei diversi formati multilaterali. È stato reiterato il sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina", come ha spiegato Palazzo Chigi in seguito con un comunicato. 

E per capire quanto questa partita parallela possa produrre un'influenza diretta sulle cose di casa nostra, basti pensare l'apprensione che ha preso a girare ieri per i corridoi della Camera dei deputati. "Ci dobbiamo davvero preoccupare di un'escalation ucraina?", si è visto domandare dai suoi deputati il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Alché quest'ultimo, misurando le parole, avrebbe risposto che no, per adesso non ci sono basi logiche che farebbero pensare a un precipitare improvviso degli eventi. Anche se la cautela imporrebbe, nel caso la situazione si aggravi, di ponderare qualsiasi misura che permetta di accelerare la risposta comune delle istituzioni europee. Per questo, nel nostro paese, c'è chi non avrebbe dubbi su quale potrebbe essere la soluzione migliore per sciogliere nel più breve tempo possibile l'impasse Quirinale; e cioè una rielezione a termine di Sergio Mattarella, pur di garantire l'intangibilità di quel tandem che Bruxelles considera di sìcuro un asset per la stabilità dell'Italia. L'ipotesi, dunque, non è così peregrina. Esiste, è sul tavolo.  

 

Nelle ultimissime ore, poi, circolano dubbi insistenti su una delle proposte avanzate nei colloqui di ieri. Soprattutto un nome, quello di Franco Frattini, su cui avrebbero trovato una qualche forma di intesa Matteo Salvini e Giuseppe Conte. Quale sarebbe la criticità in questo caso? Le sue posizioni in politica estera, come andava raccontando ieri Matteo Renzi ai suoi. "Ma come, eleggiamo un filorusso nel pieno della crisi ucraina?". E in effetti in questi anni l'ex ministro dgeli Esteri si è mosso molto sull'asse Mosca-Roma. Introdusse Conte al ministro Lavrov durante un viaggio diplomatico. Si spese a elogiare gli aiuti di Putin all'Italia nella prima fase delle'emrergenza sanitaria. E soprattutto è uno dei più grandi sponsor del presidente russo nella risoluzione delle grandi questioni diplomatiche che riguardano l'Europa, compreso Mediterraneo e LIbia. Al punto che il Pd ha già fatto sapere che non lo voterebbe mai e poi mai. "I venti di guerra che soffiano dall’Ucraina ci ricordano che all’Italia serve un o una Presidente della Repubblica chiaramente europeista, atlantista, senza ombre di ambiguità nel rapporto con la Russia", è stato il commento lapidario della responsabile esteri dem Lia Quartapelle

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