il retroscena

Sfoghi in chat e baruffe, poi deve intervenire il Cav. Così Forza Italia si spacca sulla federazione

Valerio Valentini

La faida tra Ronzulli e Gelmini. E Berlusconi annulla le riunioni di Camera e Senato: troppo alto il rischio di strappi. Lo scetticismo di Tajani sulla Lega in Europa: "Vogliono usare noi per arrivare al Ppe". Salvini manda in tilt gli azzurri

La miccia, domenica, è stata accesa a ora di cena. “Leggo un fiorire di agenzie che esprimono il sentimento individuale a proposito della federazione. Ma non ritenete che serva prima un franco dibattito tra di noi?”. E subito lo sfogo di Paolo Zangrillo sulla chat dei deputati di Forza Italia, veniva condiviso da Maria Tripodi e Roberto Pella, Annaelsa Tartaglione e  Valentina Aprea. Questione di metodo, sì. Ma non solo. Perché un po’ tutti, loro che rappresentano le varie sfumature del filosovranismo nel partito, ce l’avevano con chi - come Erica Mazzetti, Giusy Versace, Vincenza Labriola - aveva espresso la propria contrarietà sull’idea del partito unico lanciata da Matteo Salvini. “Sono le ventriloque della Gelmini”, ringhiavano i fedelissimi di Licia Ronzulli, suprema fautrice del progetto salviniano. Al che la diretta interessata è uscita allo scoperto: “Una decisione come quella di federarci con la Lega non può essere il frutto di un’operazione fulminea”, ha messo a verbale, ieri sera, la ministra azzurra. “I valori e l’identità di FI vanno difesi e rilanciati, e non annacquati in eventuali fusioni a freddo”.

 

Tempismo non casuale. Perché alla fine, l’occasione del “franco dibattito” richiesta da molti, era imminente. Se non fosse che poi il Cav. in persona si è incaricato di annullare tutto: forse perché, da un lato e dall’altro, si temeva che le assemblee dei gruppi di Camera e Senato, fissate inizialmente per stasera e domani, si trasformassero in una gazzarra o magari in un blitz con voto finale. E allora ecco che il capogruppo azzurro di Montecitorio, Roberto Occhiuto, a sera è costretto a disdire tutto: “Mi ha chiamato il presidente Berlusconi e mi ha chiesto di rinviare la riunione del gruppo prevista per domani sera. L’intendimento del nostro leader è quello di organizzare nei prossimi giorni una riunione del gruppo azzurro della Camera, alla quale lui stesso potrà intervenire. Nel frattempo, vi rassicuro, non è all’ordine del giorno alcuna decisione in merito all’eventuale federazione con la Lega”.

 

Del resto, la situazione è così caotica che nel pomeriggio di ieri era saltata anche la riunione dei coordinatori regionali è saltata. Et pour cause, pare, se è vero che si è voluto evitare che dalle periferie dell’impero arrivasse la bocciatura sulla federazione. “Che più che altro sarebbe un’annessione, fatta così, e sui territori tanti dei nostri non capirebbero questa salto nel buio”, protesta la senatrice siciliana Gabriella Giammanco. Facendosi forse portavoce della rabbia che, chi ci ha parlato, attribuisce anche al ras Gianfranco Micciché, che minaccia già esodi in massa verso FdI al meridione in caso di fusione.

 

Il Cav., per ora, resta ondivago, perfino volubile. Forse per stanchezza, forse perché ne ha viste fin troppe, tende un po’ ad assecondare gli umori dell’ultimo interlocutore di turno. E allora se a chiamarlo è la Ronzulli o Anna Maria Bernini, l’intesa con Salvini la dà come cosa fatta, se invece lo interpella il fido Sestino Giacomoni, o Mara Carfagna, dice che “no, è ancora tutto da discutere”. E tutti a lambiccarsi il cervello sull’esegesi dei suoi sospiri. “Prima di dire sì o no, sarebbe auspicabile che chi avanza questa proposta mettesse in discussione la propria strategia portata avanti in questi anni, anche a livello europeo”, dice il deputato Alessandro Cattaneo. E il riferimento va al Ppe, e dunque a quell’Antonio Tajani che però in privato spiega che la logica di Salvini è opposta, e cioè che pensa di usare la federazione con FI per ottenere un lasciapassare verso i popolari in Ue. E intanto, dum Romae consulitur, a Bruxelles l’eurodeputata leghista Lucia Vuolo lascia la truppa di Id e fugge verso i non iscritti. “Mancanza totale di condivisione delle scelte”, spiega ai suoi amici rimasti nel gruppo. Tra i quali, non pochi hanno ripreso a mugugnare.

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.